Castello di Romena, un simbolo del Medioevo

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Castello di Romena

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30 immagini in sequenza per conoscere il Castello di Romena e il paesaggio che lo circonda. Clicca per ingrandire

  • Castello di Romena, panorama
  • Panorama sul Castello di Romena
  • Castello di Romena, Chiesa di Ama
  • Castello di Romena, Monastero domenicane
  • Strada dalla pieve al castello
  • Fonte Branda
  • Castello di Romena, il paesaggio
  • Castello di Romena, il viale
  • Inverno al Castello di Romena
  • Monte Falterona, vista invernale
  • Castello di Romena, zona di accesso
  • Porta Gioiosa, Castello di Romena
  • Castello di Romena, la piazza d’armi
  • Castello di Romena, Torre delle Prigioni
  • Castello di Romena, breccia sulle mura
  • Castello di Romena, breccia sulle mura
  • Torre della Prigione a Romena
  • Il cassero attraverso una breccia
  • Castello di Romena, zona nord
  • Torre della Postierla, Castello di Romena
  • Ponte levatoio, Castello di Romena
  • Torre della Postierla, Castello di Romena
  • Castello di Romena, Torre del Mastio
  • Castello di Romena, viste evocative
  • Breccia nella Torre del Mastio
  • Castello di Romena, sala espositiva
  • Castello di Romena, sala espositiva
  • Castello di Romena
  • Romena, Chiesa delle Torri
  • Romena, Chiesa delle Torri

Castello di Romena: pochi ruderi, uno straordinario fascino

Castello di Romena, il Cassero Oggi, il Castello di Romena riveste un importante valore non solo per la sua storia e architettura, ma anche per la bellezza del contesto paesaggistico dove si trova. Le tre torri rimaste sono visibili da molte parti del Casentino. È ovvio, quindi, che dal castello si domini gran parte della valle. Il colle dove si trova si potrebbe definire un promontorio sulla sponda destra dell’Arno, duecento metri più in alto del fiume (620 metri di altitudine). Il castello, inoltre, accoglie il visitatore in modo tale che questi ne rimane affascinato ancora prima di entrare tra le sue mura. Infatti, la cima del colle mostra grande mutevolezza di colori a secondo della stagione. Emozioni diverse ce le può offrire anche nello spazio di poche ore, a secondo della direzione della luce che lo illumina. Poi, quel lungo viale accompagnato da una doppia fila di secolari cipressi, ultimo tratto di strada che porta al castello, conferisce al luogo quell’immagine del tipico paesaggio che ha reso la Toscana inconfondibile nel mondo. Quest’ambiente di straordinario fascino non può non aver influenzato lo spirito di due grandi personaggi della letteratura italiana che qui sono stati ospiti a sei secoli di distanza: Dante Alighieri, durante il suo esilio nei primi anni del Trecento, e Gabriele D’Annunzio, da giugno a ottobre del 1902. Il primo cita Romena e la sottostante Fonte Branda nel Canto XXX dell’Inferno (versi 73-78) quando ci parla di Adamo il Falsario. Il secondo scrisse in questo luogo il terzo libro de Le Laudi.
Per quanto riguarda l’interesse turistico nei riguardi del Castello di Romena, è opportuno ricordare che questo può contare su un’importante compagnia. Poco lontano, e sottostante a questo, si trova l’omonima pieve romanica costruita alla metà del XII secolo. Dichiarata Monumento Nazionale, si tratta di un edificio di straordinaria bellezza architettonica. Da qui, con una passeggiata di circa un chilometro in leggera salita su una strada carrabile, è possibile raggiungere il castello. Il percorso ci mostrerà appieno le bellezze ambientali che abbiamo descritto. A metà di questa strada incontriamo un bivio a destra. Su questa via tra i campi, dopo pochi metri a sinistra, si trova la già citata Fonte Branda. Il castello è facilmente raggiungibile anche da strade che da Pratovecchio e Stia vanno a congiungersi alla strada del Passo della Consuma, storico collegamento tra Casentino e Firenze. Chiaramente, provenendo da questa città, una deviazione a sinistra in corrispondenza di Scarpaccia ci porta al castello in pochi minuti. Percorsi pochi metri di questa strada è consigliabile fare una sosta. Avremo un bel panorama sulla valle del Casentino con Romena in primo piano e il Monte La Verna all’orizzonte (prima immagine della galleria fotografica).
Il Castello di Romena è comunemente ritenuto il più antico del Casentino. La sua storia si differenzia dai tanti altri castelli presenti nella parte alta di questa valle che per oltre tre secoli fu dominata dai Guidi. Romena è più vecchio degli altri castelli perché non fu fondato da questa nobile casata. Lo si trova citato per la prima volta in un documento del 1008 come “castrum” appartenente al Conte Guido Alberto della Signoria di Spoleto che in questa zona possedeva un vasto territorio. Presumibilmente la costruzione di una prima struttura fortificata è da ricondursi agli ultimi decenni del X secolo. La Torre delle Prigioni del successivo Castello dei Guidi potrebbe essere stata una precedente torre di guardia costruita dai Marchesi di Spoleto.
Per una parentela creatasi tra i Signori di Spoleto e i Guidi, questi ultimi esercitarono un certo potere su Romena già nella seconda metà dell’XI secolo. Nei primi decenni di secolo successivo, i Guidi figuravano già padroni del castello andando a creare un ramo di questa casata detto, appunto, Guidi di Romena. Da subito iniziarono la ristrutturazione del castello dotandolo di una doppia cinta muraria e costruirono un altro castello lungo l’Arno, l’attuale Pratovecchio, dove nel 1140 fondarono il monastero femminile di San Giovanni Evangelista con a capo la Badessa Sofia, donna di forte carattere della loro famiglia che all’occorrenza “non esitava a impugnare la spada”. I Guidi, inoltre, finanziarono la costruzione di una grande e bellissima chiesa per il loro popolo: la Pieve di Romena, di cui parlato sopra.
Per un secolo e mezzo, fino agli ultimi anni del Duecento, il Castello di Romena rappresentò il simbolo del potere politico, economico e militare dei Guidi in Casentino. La doppia cerchia di mura, con ben undici torri di guardia su quella esterna, lo rendevano inespugnabile. Un’antica tradizione ci dice che avesse una segreta via di fuga. Dal cassero un cunicolo sotterraneo conduceva al monastero di Pratovecchio. Certamente qualcosa di affascinante, ma di questa struttura non si è mai trovata traccia.
Negli ultimi decenni del XIII secolo, con l’ultimazione del Castello di Poppi, Romena cominciò a perdere importanza per i Guidi. Inoltre, la vittoria di Firenze nella Battaglia di Campaldino, 1289, pur non avendo decretato la fine dei Guidi,Castello di Romena, Torre delle Prigioni ne aveva affievolito il potere e le incursioni in Casentino da parte delle truppe di Firenze erano sempre più frequenti. Nel 1357 i Guidi vendettero il Castello di Romena ai fiorentini che misero in atto il suo restauro. Nel 1440 Romena conobbe l’occupazione e i danneggiamenti del capitano di ventura Niccolò Piccinino. Firenze si riprese ben presto il castello ma che lasciò in abbandono poiché riteneva che queste strutture fortificate, ormai all’interno di un vasto territorio sotto il suo dominio, non avessero più alcuna utilità. Iniziò per Romena un inevitabile e irreversibile decadimento cui contribuirono due violenti terremoti: 1599 e 1729. Il castello divenne anche una comoda cava di pietrame per la gente della zona che voleva costruire una casa o realizzare i muri di un terrazzamento agricolo. Oggi, delle mura più esterne del castello rimane solo una torre che si trova vicino a Fonte Branda.
Il 1786 il Castello di Romena fu acquistato dal Conte Giuseppe Goretti De’ Flamini. Ai suoi discendenti, che negli anni hanno avuto cura della conservazione, appartiene ancora.
Così si potrebbe presentare questo luogo: un grande prato alla sommità di un colle cinto da cipressi, basse mura e tre antiche torri. Tutto intorno, il Casentino. Sarebbe normale pensare che questo castello non ha molto da mostrare. Forse è vero. Però, con un po’ di fantasia, non sarà difficile immaginare quella che poteva essere la sua imponenza in età medievale e le sensazioni che ci lascerà non ci faranno pentire della nostra visita.

Per orari di apertura del Castello di Romena e prenotazione visite:
Cooperativa Oros. Tel. 3501963285
info@orostoscana.it

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