ABBAZIA DI SANTA TRINITA: OPERE D'ARTE
Trittico di Mariotto di Cristofano
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Parlando di Badia Santa Tinita si tende a commettere un errore: si identifica con il 1425, anno in cui l'abbazia entrò sotto la giurisdizione dell'Ordine Vallombrosano, la fine della "storia importante" di questo luogo. E' la fine in realtà della sua autonomia, del suo potere economico politico, ma non è la fine della sua importanza religiosa, che poi dovrebbe essere il motivo principale di vita per un monastero. I monaci vallombrosani tengono tantissimo a questo luogo e questo è testimoniato dal fatto che, appena acquisita l'abbazia, commissionano ad un noto pittore valdarnese, Mariotto da Cristofano (cognato di Masaccio), una bellissima opera per Badia Santa Trinita. Si tratta di un pregevolissimo trittico databile 1425/26. Al centro è raffigurato il Cristo in Pietà sorretto dalla Madonna, ai lati sono presenti quattro figure di santi: Giovanni Gualberto (fondatore dell'Ordine Vallombrosano), Nicola di Bari, Jacopo Maggiore e, ultimo a destra, Bernardo degli Uberti, noto anche come San Bernardo di Parma in quanto monaco vallombrosano prima, poi abate generale dell'ordine, infine vescovo di Parma. La presenza sul dipinto di due grandi figure vallombrosane faceva si che questo rappresentasse anche una sorta di "certificato di proprietà" su Santa Trinità.
Oggi questa opera è conservata nella Chiesa di Carda, piccolo e caratteristico centro montano nel Comune di Castel Focognano. Fu portata qui negli ultimi anni del '500. Con il suo arrivo a Carda sul dipinto vennero aggiunte due figure che si trovano sotto la Vergine con il Cristo in Pietà. Sono le Sante Flora e Lucilla a cui la Chiesa di Carda è dedicata. Alla fine del '500, dunque, il "Cristo in Pietà" lascia Badia Santa Trinita alla volta di Carda. Non ci sono documenti che attestino la datazione di quanto segue, ma è sicuramente dello stesso periodo la partenza di un'altra opera d'arte alla volta di Capraia, frazione montana nel Comune di Talla. Si tratta di una pregevole Madonna con Bambino in terracotta policroma alta circa un metro. L'opera, databile metà '400, quindi commissionata anche questa dai vallombrosani, non è mai stata oggetto di studi approfonditi. Quello che appare evidente anche al non esperto è che si tratta di un lavoro di ottima fattura realizzato da un'artista dalle "buone mani". Vi è una leggenda che riguarda questa Vergine con Bambino, che è poi una storia comune ad altre madonne (la più nota in Casentino è quella di Santa Maria del Sasso di Bibbiena) a cui era stato cambiato il luogo di conservazione. Si dice che questa Madonna di Santa Trinita non volesse stare a Capraia e quindi fosse scappata più volte per far ritorno all'antica abbazia. Solo dopo che furono eseguite solenni funzioni religiose a Lei dedicate accettò la nuova "residenza". Sul crinale del monte che sovrasta Capraia (Passo alla Forca) vi è un masso dove si trova una sorta d'impronta di piede. E' chiamata il piede della Madonna, si dice che sia stata lasciata dalla Vergine durante i suoi ritorni alla Badia.