SALA 4 MUSEO ARCHEOLOGICO     Foto A. Ferrini
Museo Archeologico Casentino
La quarta sala del Museo Archeologico del Casentino è stata interamente dedicata alla stipe votiva del "Lago degli idoli" del Falterona, dove a 1380 metri di altitudine, vicino alle sorgenti dell'Arno, fu rinvenuta nell'Ottocento quella che è ritenuta la più grande stipe votiva etrusca che dette origine alla denominazione con cui è universalmente conosciuto il sito.
Posta sulle sponde del laghetto "delle Ciliegieta", che scassi ottocenteschi prosciugarono, lungo tragitti viari che portavano dall'Etruria propria e dall'Umbria verso i porti adriatici dell'Etruria padana, vide dal VI al II secolo a.C. passare una gran quantità di fedeli che qui lasciarono in dono una enorme quantità di oggetti rinvenuti nel corso degli ultimi due secoli.
Infatti durante una campagna di scavo del 1838 furono rinvenuti oltre seicento bronzetti, monete di varia epoca, tra cui circa 2.000 aes rude (la prima monetazione etrusca), una gran quantità di armi da getto e frammenti di ceramiche. Di tutto questo materiale solo pochi bronzetti sono attualmente riconosciuti, principalmente nelle raccolte del British Museum di Londra e del Louvre di Parigi, perché la raccolta offerta al Granduca di Toscana fu rifiutata da questi e quindi finì per disperdersi nelle case private del "miglior offerente" dopo una esposizione temporanea a Roma.
I bronzetti oggi esposti nel Museo Archeologico del Casentino rappresentano le uniche testimonianze rimaste in Italia del copioso materiale rinvenuto, e si devono ai recenti e definitivi scavi condotti sul luogo tra il 2003 e il 2007. In questa campagna di scavi sono stati ritrovati circa 150 bronzetti, alcune migliaia di aes rude, alcuni aes signatum, alcune monete inquadrabili fino ad età romana, moltissime punte di armi da lancio e numerosi frammenti di ceramica.
I bronzetti recentemente recuperati rappresentano nella maggior parte offerenti e devoti, ma accompagna la straordinaria varietà di bronzetti a figura umana un buon numero di votivi anatomici riproducenti parti del corpo umano, principalmente mani e braccia con gambe e piedi, talvolta di raffinata esecuzione come una mano che sorregge una melagrana ed infine alcune statuette di animali. Sorprendente è stato il ritrovamento di tre lamine auree modellate a stampo che assieme a due vaghi in pasta vitrea, potrebbero essere attribuiti ad una stessa collana.