la Pieve di Romena

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UNA TRACCIA DI CIMABUE E GIOTTO A ROMENA

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Quest'opera, oggi conservata nella Propositura di Pratovecchio, è comunemente ritenuta la più antica della Pieve di Romena. Considerazione impropria perché il dipinto fu realizzato per l'oratorio del sovrastante castello. Questo edificio finì distrutto e nel settecento la tavola fu portata nella pieve. L'opera come ci appare oggi è certamente la parte centrale di un trittico, le sue dimensioni sono cm 127x77. Non si conosce come le parti laterali siano andate perse, probabile nella distruzione dell'oratorio.
Il tema che vi è stato dipinto con la tecnica della tempera, una Madonna in trono con Bambino, è il più classico per la parte centrale dei trittici.
Questa Madonna su fondo oro è stata attribuita al Maestro di Varlungo, è quindi databile tra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento. L'opera è considerata di alto valore artistico. Le lunghe dita della Vergine testimoniano uno stile dell'autore che si rifà all'iconografia arcaica. All'ignoto pittore gli è stato assegnato il nome di Maestro di Varlungo per la sua più nota opera, sempre una Madonna con Bambino, che è conservata nella chiesa di Varlungo a Firenze. L'autore fu contemporaneo di Cimabue, certi critici danno per probabile che questo anonimo artista del medioevo fiorentino sia stato anche allievo o collaboratore del grande Maestro. Altri storici dell'arte l'hanno definito come il primo pittore di vecchio stile che ha risentito dello stile giottesco.



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