LO BELLO POMO, Bibbiena - Foto Alessandro Ferrini
Lo bello pomo
Il carnevale di Bibbiena ha origini molto antiche, sicuramente risale al XIV secolo, quando il paese casentinese (allora castello) era governato dal Conte Pier Saccone Tarlati. Il motivo preciso per cui il conte istituì questi festeggiamenti non è certo, sono state fatte varie ipotesi. La più attendibile sembra essere quella che volle festeggiare con i suoi popolani la sua definitiva residenza bibbienese dopo aver ceduto Arezzo ai fiorentini (1337).
Il fuoco era allora elemento di particolare importanza e quindi sempre fortemente presente nei festeggiamenti. Il fuoco doveva servire a "bruciare e scacciar via" le cose brutte, al tempo stesso col suo calore dar energia per affrontare il futuro, prossimo o più lontano che fosse. (Questa credenza è ancor oggi presente in modo più o meno inconscio in molte persone e il fuoco, sia quello di un caminetto in una festa in casa, sia quello di un falò in piazza durante una festa paesana, è sempre elemento particolarmente gradito).
Il Conte Tarlati volle quindi che in questa festa vi fossero musica, canti e balli in abbondanza per le strade di tutto il paese, ma il fulcro, il momento saliente della festa dovesse essere un grande fuoco acceso in Piazzolina, una piccola piazza che segnava il confine tra i due rioni di Bibbiena. Nella parte alta rispetto a Piazzolina abitavano i signori, i nobili, detti Piazzolini. Nella parte bassa rispetto alla piccola piazza abitavano gli artigiani, la gente più umile, detti Fondaccini dal nome dei rione: Fondaccio, nome in uso tutt'oggi. Quel fuoco doveva essere simbolo di unione e amicizia tra Piazzolini e Fondaccini.
Da allora, tutti gli anni, alle cinque del pomeriggio del martedì grasso (ultimo giorno di carnevale) viene fatto ardere in Piazzolina una grossa pianta di ginepro, detto Bello Pomo, da cui questo nome al Carnevale di Bibbiena. Gli abitanti del paese, e non solo, si riuniscono numerosi attorno a questo "momento di buon auspicio". Molti indossano costumi d'epoca, niente frastuoni tipici di molti carnevali, solo tamburini e chiarine che accompagnano eleganti sfilate nei borghi del paese. Naturalmente non mancano balli, canti, deliziose e tradizionali cibarie accompagnate da un buon vino.