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Balze del Valdarno
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Giganti d’argilla nel Valdarno Superiore: le Balze

Tra le peculiarità paesaggistiche del Valdarno Superiore le così dette “Balze” sono un aspetto che caratterizza in modo inconfondibile questa terra toscana a sud di Firenze.
In una striscia di territorio di qualche chilometro che, dirigendosi verso nord, scorre a sinistra e nelle vicinanze della Strada Setteponti possiamo ammirare questo particolarissimo e spettacolare fenomeno geologico formatosi tra i due milioni e i duecentomila anni fa, ma tutt’oggi in divenire data la friabilità della materia (in prevalenza argilla) che compone queste guglie dalle forme più imprevedibili e che in certi casi arrivano a un’altezza che sfiora i cento metri. L’acqua prima di tutto, ma anche il vento, sono stati gli “artisti” che nel corso dei millenni hanno modellato queste sculture dall’intenso colore giallo ocra che spesso contrasta fortemente con l’azzurro del cielo, il verde cupo dei boschi circostanti e i vari altri colori delle colture agricole.
Uno spettacolare fenomeno, quello delle Balze del Valdarno, che non può non colpire l’attenzione di gli passa appresso o nelle vicinanze anche soltanto in auto. Se poi vogliamo farci ancor più coinvolgere dalle forme e dai colori di queste opere d’arte naturali possiamo intraprendere qualcuno dei diversi itinerari per trekking che passano accanto e tra questi giganti d’argilla. Specialmente con la luce radente del primo mattino e del tardo pomeriggio lo spettacolo che offrono è indescrivibile, così come le sensazioni che ci fanno provare, in primis quella di trovarci in chissà quale parte del mondo, certamente non in una zona della verde e collinare Toscana.
Le Balze del Valdarno Superiore (Calanchi o anche “Smotte” in gergo locale) sono diffuse un po’ su tutti i comuni di questa valle posti ai piedi delle pendici del grande Massiccio del Pratomagno (c’è un preciso motivo che vedremo più avanti), le zone con maggior concentrazione e quindi più spettacolari si trovano nei territori vicini a Terranuova Bracciolini, Castelfranco, Pian di Scò, Reggello, Faella e Vaggio, ma anche i Comuni di Loro Ciuffenna e Laterina offrono interessanti itinerari per godersi questo spettacolo naturalistico.
Ma come si sono formate le Balze del Valdarno? Qual è la loro storia? Cercheremo di spiegarlo in modo semplice, volutamente senza l’ausilio di particolari termini scientifici.
C’era una volta (cinque milioni di anni fa) un grande lago pliocenico che copriva quello che oggi è l’intero territorio del Valdarno Superiore. Questo grande bacino era alimentato dalle acque che scendevano libere (le insenature dove scorrono gli odierni torrenti non si erano ancora create) dai monti che oggi separano il Valdarno dal Chianti e dal Pratomagno. L’acqua che giungeva da questa seconda montagna, per la ripidità delle sue pendici, portava al lago molti detriti quali argilla, sabbia, ghiaia e ciottoli di varie dimensioni. Arrivati al lago i detriti si depositavano sul fondo di questo, quelli più pesanti prima, i più leggeri più avanti. Nell’arco di qualche milione di anni nel bacino, che si era quasi riempito, andò a crearsi uno sfogo d’acqua verso nord. Sarà l’inizio della formazione dell’alveo di un importante fiume: l’Arno. Il lago inizierà il suo lento, ma costante svuotamento favorito dal fiume che con i millenni andava sfondando il suo alveo (si suppone si sia abbassato tra i cento e centocinquanta metri). Il lago aveva lasciato all’asciutto tutti quei detriti sicuramente ben livellati, ma parzialmente e non omogeneamente sedimentati per il breve tempo che erano rimasti sul fondale (da un punto di vista geologico due tre milioni di anni sono un tempo breve). Inizia quindi un processo di erosione idrica che porta a valle la materia meno consistente lasciando invece le parti più sedimentate come l’argilla, una materia non particolarmente dura, ma più veloce in questo processo. L’acqua scorre verso valle abbassando costantemente il terreno, modellando colli, scavando alvei di fossi e torrenti, ma lasciando inalterati, o quasi, quei giganti d’argilla che oggi rendono così particolare questa zona del Valdarno Superiore nelle Province di Arezzo e Firenze.
Le Balze del Valdarno interesseranno un grande personaggio del Rinascimento italiano, Leonardo da Vinci, che fu forse il primo a osservarle da un punto di vista scientifico. Parlerà della loro formazione antichissima dovuta alle torbide acque che scendevano veloci dal Pratomagno e delle tracce che l’acqua avevano lasciato erodendo il terreno intorno ad esse. Inoltre noterà che in questa zona non erano presenti conchiglie, quindi era da escludere la presenza del mare in epoche remote. Ipotesi vicine a quanto ci riveleranno i moderni geologi qualche secolo dopo. Leonardo sarà molto affascinato dall’aspetto estetico di questo paesaggio valdarnese e inserirà le balse sullo sfondo della sua opera più nota: la Gioconda.


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Il Valdarno della Cassia Vetus by Alessandro Ferrini
  ALESSANDRO FERRINI - Via del Casentino n. 10 - 52010 Talla (AR) - Tel. 339 4257840 - e-mail: alefer@interfree.it