GUIDO MONACO. A cura del Prof. Claudio Santori
Guido Monaco Santa Trinita
Non esistono documenti relativi alla data e al luogo di nascita di Guido Monaco. Per la data, accanto alle tradizionali oscillanti fra il 992 e il 995, studi più recenti tendono a salire verso il 1000: al 1000 tondo tondo ha sempre pensato, per esempio, uno dei più attendibili e documentati studiosi: Antonio Samaritani. Per il luogo, tre sono le tradizioni più accreditate: il territorio ferrarese (la stessa Ferrara e i dintorni di Pomposa), Arezzo e Talla. Del tutto fantasiose ed inattendibili per vari motivi altre indicazioni: Aix en Provence, Auge in Normandia, Canterbury, Reggio Calabria e perfino un'altra località del territorio aretino: Marcena.
Le ipotesi più accreditate sono tuttavia Ferrara, Arezzo e Talla (è opportuno sottolineare il fatto che se Guido fosse nato a Talla sarebbe aretino una volta per tutte). Guido Monaco d’altra parte è esplicitamente detto "aretinus" fin dal 1105, anno in cui Sigeberto Gemblacense compose la sua "Chronica aa. 1024- 1031 (cfr. MGH, SS, VI, Hannoversae, 1844, 356) ed un'effettiva origine del Monaco in territorio aretino pare non possa negarsi. E Talla ha indubbiamente un'ottima carta da giocare: l'Abbazia di Santa Trinita, l'imponente cenobio fondato ai tempi di Ottone I (la datazione fra il 950 e il 970 è stata fissata da Alberto Fatucchi) dai preti tedeschi Eriprand e Peter ai piedi del Monte Lori. Qui un bambino geniale nato nel circondario avrebbe ben potuto trovare il terreno pienamente favorevole per lo sviluppo dei suoi studi e l'acquisizione di una solida e completa dottrina. Talla, accolta qualche anno fa con piena dignità alla pari con Pomposa (comune di Codigoro) e Arezzo, e successivamente ricacciata nell'ombra, ha saputo tornare sotto i riflettori, se non per rivendicare la circostanza di aver dato i natali a Guido Monaco, per aver aperto nel 1994 le celebrazioni guidoniane con l’organizzazione di un convegno e di una serie di manifestazioni musicali collaterali, battendo tutti sul tempo, tanto da aggiudicarsi due intere pagine dedicate a "Guy d'Arezzo, le père de la musique"! da parte dell'autorevole Le Monde (21 luglio 2000, pagg. 10 e 11).
Ristrettezze finanziarie non consentirono al Comune di Talla di pubblicare gli atti del convegno fino al 2000, in concomitanza pertanto con gli atti del convegno che fu tenuto a Codigoro (3 ottobre 1997 e ad Arezzo (29-30 maggio 1998). Angelo Rusconi nella sua edizione degli scritti di Guido d’Arezzo (Sismel - Ed. del Galluzzo 2005) ignora il convegno di Talla non facendone menzione neppure nella bibliografia: procedimento in verità inaccettabile poiché cancella lo sforzo compiuto dal piccolo comune del Casentino in un libro che è una vera e propria pietra miliare negli studi guidoniani. Ed oltre che inaccettabile, anche incomprensibile in quanto gran parte dei saggi presenti nel volume degli atti del convegno di Talla sono stati dai rispettivi autori riprodotti pari pari negli atti del convegno di Codigoro-Arezzo!
Recentemente è stata focalizzata meglio l'attenzione su un distico di S. Pier Damiani, precisamente il distico XC che reca il titolo "De illo qui nutritus Aretii, Pomposiae abbas fuit". Potrebbe trattarsi del Guido che ebbe due abbaziati a Pomposa; ma potrebbe essere benissimo Guido Monaco che fu anch'egli abate di Pomposa, seppure "suffectus". Il Samaritani si pronuncia per Guido Monaco anche per il fatto che il Damiani era decisamente fautore dell'impero e definiva Gregorio VII "sacro demonio", mentre Guido fu sempre allineato con il Papa e tenne sempre a qualificarsi come monaco, anche nel periodo in cui visse ad Arezzo in canonica! Al Samaritani si debbono anche nuove ricerche effettuate con successo nelle carte pomposiane conservate a Montecassino, che fino a pochi anni fa non erano aperte agli studiosi. È emerso - e la cosa non è divulgata, ma ben difficilmente potrà essere smantellata - che Guido Monaco potrebbe non essere morto, come universalmente si crede, nel 1050 nel convento di Fonte Avellana, ma molto più tardi, intorno al 1080, a Ravenna dove si era ritirato, circondato dalla generale venerazione, dopo essere ritornato per qualche tempo a Pomposa.
Pomposa del resto partecipò alla gigantesca lotta fra papato e impero, che avrà uno dei suoi punti culminanti nel celebre episodio di Canossa fra Enrico IV e Gregorio VII (gennaio del 1077): per i monaci allineati sulle posizioni del papato Guido fu sempre un faro di luce e un punto di riferimento.
Merita infine una particolare attenzione il famoso passo dell'epistola al confratello Michele, che accompagna il trattato "De ignoto cantu", dove Guido Monaco definisce esiziale il caldo torrido di Roma definendosi "uomo delle paludi" oppure "montanaro". Infatti il Gerbert (PL, 141,c. 424) dà: "Infirmitate cogente Romae morari non poteram, estivo fervore in locis maritimis ac palustribus nobis minante excidium", mentre l'edizione Federici (Rerum, 1,305) dà: " ... in locis maritimis et nobis alpestribus minante excidium". Ovviamente mentre la lezione "palustribus" porterebbe verso l'origine deltizia di Guido (per quanto anche Arezzo fosse allora impaludata per un buon tratto verso il Casentino!) la lezione "alpestribus" escluderebbe del tutto la bassa ferrarese.
Non ci sembra convincente il tentativo recente di concordare gli aggettivi con “locis” invece che con “nobis”: lo esclude proprio la collocazione delle parole nella redazione del Federici che l’edizione critica di Dolores Pesce ha chiaramente indicato come più probabile anche perché - ci viene da aggiungere - per quale motivo il soggiorno in un luogo palustre avrebbe dovuto essere esiziale per un "uomo delle paludi"? È molto più credibile che lo fosse per un "montanaro"! E a questo proposito conviene ricordare che l'Abbazia di S. Trinita di Talla è stata sempre accompagnata nel corso dei secoli dalla qualificazione "in Alpibus"!
Va infine sottolineato l'esito a dir poco clamoroso di una ricerca condotta dall’aretino Angelo Mafucci il quale, col conforto di apposite perizie paleografiche, ha riconosciuto con un alto tasso di probabilità in un documento aretino (Atto di donazione del Vescovo Teodaldo, datato 20 maggio 1033, conservato nell'Archivio di Stato di Firenze), la firma autografa di Guido Monaco. La “scoperta” di Mafucci è stata avallata da Giacomo Baroffio che ha voluto avallarla nell’autorevole Rivista Internazionale di Musica Sacra (vol. XXI, luglio 2000).
Guido Monaco è noto comunque in tutto il mondo come Guido d’Arezzo e della sua biografia sappiamo con certezza solo quello che egli stesso ha scritto nell’Epistula ad Michaelem fratrem. Nell’ipotesi di una sua nascita tallese, non poté non avere la sua primissima educazione a contatto con i monaci dell’Abbazia di Santa Trinita che intorno al Mille era pienamente fiorente ed ospitava, come ha dimostrato Alberto Fatucchi fino a cento monaci, con scambi continui con i più grandi centri d’Italia e d’Europa (elementi architettonici di Santa Trinita sono collegabili ad analoghi elementi di Fulda!). La sua formazione proseguì nel monastero benedettino di Pomposa (Ferrara) dove si distinse per le grandi doti nel campo musicale. L’invidia dei monaci non allineati con Gregorio VII (Guido fu sempre fedele al papa e tenne sempre a qualificarsi eremita), avallata anche dall’abate Guido (che più tardi si pentì di aver dato credito alle maligne voci) lo costrinse ad allontanarsi nel 1025, quando decise di recarsi ad Arezzo (tornarvi in caso di nascita tallese), accolto a braccia aperte dal vescovo Teodaldo, grande protettore di intellettuali ed artisti ed animatore del centro culturale e religioso presso la cattedrale aretina che sorgeva allora sul colle del Pionta ed aveva una fiorente scuola di canto nella quale insegnò Sacra Scrittura, Musica, Canto e, soprattutto, svolse quegli studi che lo condussero all'invenzione per cui è universalmente celebre noto.
Sommo teorico musicale, compose trattati che ebbero un’immediata e vastissima divulgazione e perfezionò la scrittura musicale mediante il tetragramma introducendo il metodo della solmisazione (rappresentazione di suoni con sillabe), con cui consentì ai cantori di intonare testi musicali mai sentiti prima.
La notazione in uso era alfabetica e neumatica: l’alfabetica era difficile da scrivere e poco espressiva; quella neumatica consentiva di suggerire l’andamento di una melodia, ma non era precisa per cui poteva costituire un aiuto alla memoria del cantore il quale aveva comunque bisogno di udire la melodia da imparare da un altro cantore che già la conoscesse. Guido integrò l’una con l’altra in un insieme di righe e di spazi, collocando una lettera alfabetica in capo a una riga permettendo la perfetta intonazione dei neumi. Per una maggiore precisione e praticità la riga del fa era colorata di rosso, mentre quella del do era colorata di giallo o di verde.
Guido distinse i suoni dell'esacordo (scala di 6 note) e indicò i diversi suoni con le prime sillabe dei sei emistichi dell'inno gregoriano a S. Giovanni (UT queant laxis-REsonare fibris- Mira gestorum- Famuli tuorum- SOLve polluti- LAbia reati). Dal tetragramma derivò successivamente il pentagramma. Il Doni sostituì ut con do, prima sillaba di Dominus, il Signore, ma anche del suo cognome!
Alla diffusione in tutti i centri religiosi e musicali delle teorie di Guido contribuì potentemente il papa Giovanni XIX il quale, negli anni 1030-32 chiamò il monaco a Roma perché illustrasse i risultati delle sue ricerche: il papa era abile cantore e sperimentò personalmente con pieno successo il nuovo metodo imponendolo da quel momento nella schola cantorum romana-nel canto la Schola cantorum romana da quel momento adottò la notazione musicale. La data e il luogo della morte comunemente accettati non sono suffragati da alcun documento certo (Monastero di Fonte Avellana (Pesaro), il 17 maggio del 1050).
Un corollario sul luogo di origine di Guido Monaco o Guido d'Arezzo.
Sono state fatte, come si è accennato, innumerevoli ipotesi, dalle meno fondate e fantasiose alle più concrete tutte supportate da dotte elucubrazioni. Citiamo, di passaggio, alcune delle meno probabili: Auge in Normandia, (P. Serra, Introduzione armonica sopra la nuova serie de' tuoni modulati oggidì Roma 1768; Eximeno, Dubbio sopra il saggio di contrappunto del padre Martini Roma 1775), Canterbury (Engelbert d'Aimont, De musica, Tract. 1, cap. 13); Reggio Calabria, Rieti, e infine questa volta nel territorio aretino, Marcena. Le due più accreditate sono però sempre state Talla e Arezzo. Per quanto riguarda Talla, tale ipotesi viene fatta propria nel Settecento dallo Zuccagni Orlandini (Atlante geografico,fisico storico del Granducato di Toscana) e dall'lnghirami (Elementi di geografia), fondandosi su quanto riportato da A.M. Bandini nel suo Odeporico del Casentino, manoscritto della fine del XVII secolo; la notizia viene riportata dal Calendario Casentinese e dal Nuovo Dizionario geografico Universale edito a Venezia nel 1828; dal Beni, nella sua Guida del Casentino. È evidentemente una notizia riportata da geografi e cronisti locali. Nel 1905 questa tradizione, non confermata da testimonianze storiche certe, fu fatta propria dal comune di Talla che pose una lapide sulla chiesetta della Castellaccia, il luogo ove si vuole che Guido sia nato:
UN’ANTICHISSIMA TRADIZIONE, AVVALORATA DA REPUTATI STORICI, SEMPRE CI DISSE CHE IN QUESTA VECCHIA TALLA EBBE I NATALI L’IMMORTALE MONACO GUIDO TROVATORE DELLE SUBLIMI NOTE MUSICALI
Claudio Santori

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