BAGNO DI ROMAGNA E RIDRACOLI

Una stazione termale e una diga tra i monti del Parco Nazionale nella Romagna toscana

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Bagno di Romagna

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Bagno di Romagna e la Romagna toscana

Palazzo del Capitano a Bagno di RomagnaFin da tempi molto remoti Bagno di Romagna ha avuto stretti legami con il Casentino. Il collegamento odierno tra questi due luoghi è rappresentato dalla Strada Regionale 71 del Passo dei Mandrioli. Questa via fu aperta nel 1882 e poi ampliata negli anni Trenta del Novecento quando i primi mezzi motorizzati avevano il bisogno di strade idonee. Il paese romagnolo è raggiungibile dai due maggiori centri della prima terra dell’Arno, Bibbiena e Poppi, in circa 35 chilometri. Il collegamento precedente tra il medio e basso Casentino con Bagno di Romagna era rappresentato dalla strada che valicava l’appennino al Passo di Serra. Tale via era certamente molto praticata fin dal medioevo dai pellegrini che dall’Italia nord orientale e dalla Germania si recavano a Roma, la Città dei Papi. Non vi sono prove storiche precise, ma questa strada era probabilmente praticata anche in età romana. Oggi questo percorso è un affascinante e spettacolare percorso per trekking che in pochi chilometri, ma impegnativi, dal paese romagnolo porta sul crinale appenninico per poi scendere nell’impervia Vallesanta, così chiamata perché al cospetto del Sacro Monte della Verna.
Bagno di Romagna è attraversato dal Fiume Savio, ancora “bambino” in quanto la sua sorgente è poco sopra in appennino. Con i suoi 126 chilometri è il fiume più lungo della Romagna.
Il paese, trovandosi lungo una viabilità importante che collegava e collega Roma, l’Umbria e la Toscana con la Romagna, in particolar modo Ravenna sede di un importante porto fin dall’antichità, fu noto già dal periodo romano. Con la decadenza dell’impero il luogo seguì un destino simile.
Impianto termale a Bagno di RomagnaLa storia antica di Bagno di Romagna è stata strettamente legata alla sua pieve di origini paleocristiane che nella seconda metà del IX secolo fu trasformata in un monastero benedettino. Nel XII secolo passò all’ordine agostiniano, è in questo periodo che viene ricostruita in forme romaniche ancora presenti all’esterno. Data una viabilità importante presente, cominciò a svilupparsi nel luogo un mercato che diverrà sempre più noto e organizzato con il dominio sul territorio della potente casata dei Guidi. Questi misero mano alla fortificazione del luogo e alla fine del XIII secolo favorirono il passaggio del monastero all’ordine camaldolese che rimarrà presente fino agli inizi dell’Ottocento. Nei primi anni del XV secolo l’intero territorio passò sotto la giurisdizione della Repubblica Fiorentina. Il Granducato di Toscana amministrò la zona fino al 1860. È opportuno ricordare che la zona fece parte della Toscana fino al 1923 quando Mussolini cambiò i confini regionali con lo scopo principale di far rientrare la sorgente del Tevere, sul vicino Monte Fumaiolo, nella Provincia di Forlì dove era nato. Questo territorio che ha cambiato regione è oggi chiamato Romagna toscana.
Le attuali testimonianze storico architettoniche che ricordano l’età medievale e rinascimentale di Bagno di Romagna sono essenzialmente due: la Pieve di Santa Maria, (nei secoli è stata oggetto di molteplici interventi di restauro e rifacimento, il più sostanzioso nel Cinquecento) e il Palazzo del Capitano, sede amministrativa di Firenze. Sulla facciata dell’edificio sono presenti tantissimi stemmi gentilizi dei vicari fiorentini che qui risiederono nel corso di diversi secoli. La Pieve di Santa Maria si presenta molto imponente per la sua architettura, ma il luogo è molto interessante anche per le opere d’arte che vi sono conservate. Essendo Bagno di Romagna sottomesso a Firenze fin dall’inizio del XV secolo, gli autori presenti nella chiesa sono per lo più fiorentini. È presente una tavola con Vergine e Bambino del primo decennio del Quattrocento attribuita al Maestro di Sant’Ivo, pittore che si formò nella bottega fiorentina di Agnolo Gaddi (figlio del più noto Taddeo Gaddi, allievo di Giotto). Visto il periodo Bagno di Romagna: la Via Romea sull’appenninodi realizzazione dell’opera di Bagno, questa potrebbe essere stata una delle varie espressioni con cui Firenze affermava la sua autorità sul luogo. Un’altra tavola ancora di un fiorentino, Neri di Bicci, mostra la Madonna Assunta con Santi, 1467. Del 1490 circa è una bellissima Sant’Agnese, terracotta policroma di Andrea della Robbia. Passando al XVI secolo abbiamo una Natività attribuita al Maestro del Tondo Borghese, artista formatosi nella bottega del Ghirlandaio, e una Vergine con Bambino del 1560 circa ancora di un fiorentino, Michele Tosini, più noto come Michele di Ridolfo del Ghirlandaio.
La storia del luogo è legata alla presenza di acque termali. Le loro proprietà benefiche furono molto apprezzate già dai romani che nel III secolo a.C. vi realizzarono le prime terme che chiamarono Balneum. Queste acque di tipo minerale alcalino bicarbonato solfureo sgorgano a una temperatura di 45 gradi. Dal medioevo, quando da qui passavano tanti pellegrini che dall’Italia nord orientale e dalla Germania si dirigevano a Roma, hanno rappresentato l’energia per lo sviluppo economico di Bagno di Romagna. Dal XIX secolo il luogo, grazie ai suoi prestigiosi impianti termali, ha assunto una grande notorietà che va ben oltre i confini nazionali.
Da Bagno di Romagna per rientrare in Casentino è possibile fare due percorsi in alternativa a quello della strada del Passo dei Mandrioli, più lunghi ma di grande bellezza e particolare significato.
Dal paese possiamo prendere la E45 in direzione Perugia Roma. Uscendo a Verghereto è possibile andare a visitare la vicina Sorgente del Tevere. Proseguendo poi sulla E45 usciremo a Pieve Santo Stefano. Da questo paese, sede dell’interessante Museo del Diario, saliremo verso La Verna utilizzando la Strada dello Spino, quindi dal Santuario Francescano scenderemo nella valle casentinese.
Per il secondo percorso dobbiamo arrivare al vicino paese di San Piero in Bagno, quindi deviare a sinistra sulla via che porta a Santa Sofia. Giunti a questo paese prendere la strada che ci farà attraversare l’appennino sul Passo della Calla e quindi scendere a Stia. Un percorso che ci farà attraversare le magnifiche foreste del Parco Nazionale e conoscere Campigna, un luogo di villeggiatura montana del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena. Dopo pochi Bagno di Romagna: la Diga di Ridracolichilometri da Santa Sofia un bivio a sinistra ci porta alla Diga di Ridracoli. Un grande invaso a 557 metri di altitudine tra le verdi montagne del Parco Nazionale realizzato tra il 1974 e il 1982. È una grande riserva d’acqua purissima un quanto i torrenti che l’alimentano, il Bidente e il Rio Celluzze, hanno attraversato solo boschi, nessun centro abitato. La potremo definire la “cisterna della riviera romagnola”. È possibile cimentarsi in percorsi naturalistici e panoramici lungo il perimetro dell’invaso, oppure percorrerlo interamente su un battello elettrico. È possibile visitare il vicino museo dedicato alla diga realizzato nell’edificio che per otto anni ospitò coloro che lavorarono alla realizzazione di questa colossale opera, “un incontro tra ingegneria e natura”. Da vari punti del crinale appenninico abbiamo una bella vista panoramica della Valle del Bidente e della Diga di Ridracoli. La più spettacolare, suggestiva e priva di ogni ostacolo visivo ce la offre il Monte Penna raggiungibile con un breve percorso nella foresta che inizia da Aia di Guerrino, uno spiazzo vicino a Passo Fangacci sulla strada che collega l’Eremo di Camaldoli a Badia Prataglia.



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