I LUOGHI DI DANTE

in Casentino, una bella valle Toscana che puoi conoscere in ogni suo dettaglio con questo sito

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Casentino, luogo di Dante

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Casentino, Terra di Dante

Cariatide di Simone da BattifolleIn prossimità di Poppi, a pochi metri da una grande rotonda sulla strada, si trova un alto monumento in marmo bianco dalla forma un po’ particolare. È da tutti conosciuto come la “Colonna di Dante”, ma in realtà questo riferimento al Sommo Poeta è indiretto. Il monumento ricorda che siamo sulla Piana di Campaldino, teatro, l’11 giugno del 1289, dell’omonima battaglia tra fiorentini e aretini, o, se vogliamo, tra guelfi e ghibellini. Tra i partecipanti a questo epico e sanguinoso scontro, che tanta importanza avrebbe avuto sul dominio di questa parte della Toscana nei periodi successivi, vi fu anche il ventiquattrenne Dante Alighieri, nel ruolo di feditore nell’esercito fiorentino, poi risultato vincitore. Una figura che nei secoli successivi avrebbe superato di gran lunga la notorietà di tutti quei personaggi, all’epoca famosi, che presero parte alla battaglia. Ecco perché questo monumento nei pressi di Poppi è abbinato al nome del grande letterato e politico fiorentino.
Se la Battaglia di Campaldino fu forse il primo, e certamente particolare, incontro tra Dante e il Casentino, dopo il 1302 il “padre della lingua italiana” ebbe modo di conoscere a fondo questa valle. In quell’anno fu infatti esiliato da Firenze, così il Casentino e la Romagna furono le terre dove soggiornò maggiormente. Un bel busto del poeta posto davanti al Castello di Poppi vuol testimoniare lo stretto rapporto di Dante con questa valle, ma ancor di più è lì a ricordare che nel 1310 fu ospite dei Conti Guidi proprio in questa loro prestigiosa residenza dove sembra abbia composto il XXXIII canto dell’Inferno. Un castello “nuovo di zecca”, infatti, proprio in quegli anni era stato ultimato.
Pur senza prove storiche precise si da per certo che il poeta abbia abitato in altri castelli del Casentino di proprietà dei Guidi: quello di Romena, di Porciano, in una torre lungo l’Arno a Pratovecchio. Molti sono i luoghi casentinesi che Dante cita nella Divina Commedia, e certamente lo fa dopo averli ben conosciuti nel suo muoversi nella valle. Avrà visto i molti castelli dei Guidi a quel tempo ancora in auge, le grandi pievi romaniche costruite solo centocinquanta anni prima, l’Eremo di Camaldoli con neanche tre secoli di storia alle spalle, il Sacro Sasso della Verna dove solo ottant’anni prima San Francesco aveva ricevuto le stimmate.
Castello di Porciano, sala di DanteNel XXX Canto dell’Inferno parla dei ruscelletti che discendono i verdi colli del Casentino e vanno a gettarsi in Arno. Poco dopo, sempre nel solito canto, cita il Castello di Romena dove il falsario Adamo produceva i suoi fiorini e Fonte Branda, posta poco sotto il maniero.
Passando al V Canto del Purgatorio, forse il più significativo per questa valle, Dante, nel suo incontro con Bonconte da Montefeltro il cui corpo non fu mai ritrovato dopo la Battaglia di Campaldino, cita questo luogo e il torrente Archiano che nasce in appennino sopra l’Eremo di Camaldoli e si getta in Arno ai piedi del Casentino (presso Bibbiena). Nello stesso canto rammenta anche il Pratomagno.
Nel XIV Canto, sempre del Purgatorio, ci parla dell’Arno come quel “fiumicel che nasce in Falterona” e il suo corso si estende in Toscana per oltre cento miglia. Dalla sorgente del fiume e dal vicino Lago degli Idoli (luogo sacro per gli etruschi) è probabile che Dante passasse nei suoi spostamenti tra Casentino e Romagna. A Ravenna morirà nel 1321 senza esser mai potuto tornare nella sua amata Firenze.
Passando al Paradiso, nel Canto XI Dante descrive la Verna come un crudo sasso tra il Tevere e l’Arno dove San Francesco ricevette l’ultimo sigillo (le stimmate). Nel canto XXII il poeta parla dell’Eremo di Camaldoli e dei monaci chiusi nelle loro celle.



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