La montagna che divide e unisce Casentino e Valdarno
Il Pratomagno è un grande massiccio che si estende in prevalenza sulla Provincia di Arezzo, ma con la sua parte più a nord (zona Vallombrosa) s’insinua anche nella Provincia di Firenze. Geograficamente la montagna divide il Casentino dal Valdarno Superiore e da ogni punto del suo crinale è possibile osservare entrambe queste valli semplicemente voltando la testa. Casentino e Valdarno divise, ma al tempo stesso unite dal Pratomagno in quanto sono diversi i percorsi che fin dal Medioevo attraversavano il massiccio unendo queste due terre, le prime bagnate dall’Arno.
Il simbolo del Pratomagno è la grande celebre croce in ferro realizzata nel 1928 nel punto più alto del suo lunghissimo crinale, a 1594 metri di altitudine. Questa è visibile da quasi ogni zona delle due valli sottostanti. Ma la caratteristica per cui il monte è conosciuto sta nel suo nome: un grande prato che corre su tutta la parte più alta del suo crinale (circa venti chilometri), da Monte Lori (raggiungibile in auto dalla strada del Passo della Crocina o dalla strada che da Loro Ciuffenna conduce ai piccoli paesi montani di Chiassaia e Anciolina) al Monte Secchieta (dove si arriva sia da Montemignaio che da Vallombrosa). Questo lungo prato posto così in alto e dal quale è possibile godersi incredibili panorami su mezza Toscana rende il Pratomagno un luogo ideale sia per fare brevi passeggiate che per affrontare impegnativi itinerari. Qui l’ambiente naturale è alquanto mutevole nei colori e nelle condizioni ambientali a secondo del momento del giorno e delle stagioni. Di particolare fascino sono le passeggiate sui prati nelle notti di luna piena. Il crinale del Pratomagno è inoltre un sorta di giardino naturale. Da aprile a settembre vi nascono tantissime varietà di fiori dai mille colori. Di particolare bellezza sono le fiorite di narcisi che troviamo nel periodo 15/20 maggio prima della salita per Cima Bottigliana provenendo da Monte Lori.
Ma il fascino del Pratomagno non è solo il suo celebre crinale. Vegeti boschi di faggio, abete, castagno, quercia e altre tipologie di piante sono presenti sulle pendici del massiccio, più dolci quelle casentinesi, più ripide e rocciose quelle valdarnesi. Boschi che sono luoghi ideali sia per la raccolta dei funghi che per fresche e rilassanti passeggiate in estate.
Il Pratomagno è inoltre un enorme serbatoio d’acqua per i territori sottostanti. Molte sono le sorgenti presenti che danno vita a ruscelli che più in basso si trasformano in fossi e torrenti dalle acque fresche e pulite e dalle conformazioni spesso spettacolari.
La montagna riveste anche aspetti storici di non secondaria importanza. Si dice che il suo crinale sia stato percorso dalle truppe di Annibale quando si spostarono da Fiesole verso Arezzo nel corso della seconda guerra punica (217 a.C.). Chiese dedicate a San Michele presenti in piccoli borghi sulle pendici del massiccio sono la chiara testimonianza che qui stanziarono per molti anni popolazioni barbariche del nord Europa, in particolare i longobardi (il meraviglioso pulpito in stile longobardo presente nella Pieve di Gropina è un’ulteriore prova di questa presenza).
In epoca medievale il Pratomagno acquisisce una notevole importanza religiosa, politica, militare. Attorno al 960 fu fondata a 950 metri di quota, sulle pendici sud del massiccio che discendono verso Arezzo, Badia Santa Trinita (oggi rudere), la prima abbazia di un territorio comprendente il Casentino, Arezzo, il Valdarno. Un centinaio di anni dopo, sulla parte opposta della montagna, a 1000 metri di quota sulle pendici discendenti verso Firenze venne fondata l’Abbazia di Vallombrosa. Quest’ultima acquisirà nel 1425 Santa Trinita, in questo modo ebbe per qualche secolo il controllo politico religioso sull’intera montagna.
Sulle pendici casentinesi e valdarnesi del Pratomagno possiamo oggi visitare piccoli e incantevoli borghi, ricchi di storia, con piacevoli e armoniose architetture, spesso con pregevoli opere d’arte conservate nelle loro chiese. Si trovano tra i 700 e 1000 metri di quota. Quasi tutti hanno origine medievale e furono per la maggior parte castelli o centri fortificati. Sul versante casentinese troviamo Montemignaio, Cetica, Quota, Raggiolo, Carda, Faltona, Capraia, Pontenano. Sulla parte del Valdarno possiamo visitare Anciolina, Chiassaia, Trappola, Poggio di Loro, Rocca Ricciarda. Fino al secondo dopo guerra questi piccoli centri hanno tratto dal Pratomagno la quasi totalità dei loro bisogni per vivere. Legno, carbone e castagne dai boschi. Cereali, patate e altri prodotti agricoli erano spesso coltivati in piccoli fazzoletti di terra ricavati nei posti più impensabili. Carne, lana, latte e derivati di questo erano il frutto dei pascoli della montagna.
Il Pratomagno è inoltre circondato da pievi e abbazie di notevole importanza religiosa, storica, architettonica e artistica. Oltre alle già citata Abbazie di Vallombrosa e Santa Trinita, sono da ricordare la Pieve di Montemignaio, la Pieve di Romena, la Pieve di Strada, la Pieve di Socana, la Pieve di San Quirico (rudere nei pressi di Castiglion Fibocchi), la Pieve di Gropina, la Badia di Soffena, la Pieve di Scò, la Pieve di Cascia di Reggello.
Tutti questi piccoli borghi, tutte queste strutture religiose erano collegate tra loro da una fitta rete viaria che attraversava longitudinalmente e trasversalmente la montagna. Si immagini quindi quale transito, quale movimento di persone, asini, muli, cavalli ci sarà stato su questo massiccio.
Il Pratomagno è noto anche in Australia. Su questa montagna trovò infatti la morte nel 1933 Herbert John Hinkler, un famoso trasvolatore australiano che su questi prati tentò un atterraggio di fortuna. Per conoscere la storia di questo aviatore e della celebre Croce del Pratomagno visita questa sezione.
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Cliccare sull'immagine per l'ingrandimento e la didascalia Il Bel Casentino by Alessandro Ferrini
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