Trekking tra i borghi del territorio di Faltona
Natura, storia, ampi panorami, corsi d’acqua stupenti e il percorso per Santa Trinita

Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
90 immagini in sequenza per conoscere nel dettaglio questo itinerario. Clicca per iniziare l’escursione virtuale
Faltona di Talla, il suo territorio, i possibili percorsi per trekking e passeggiate
In questa pagina, e nelle novanta in sequenza, illustriamo un territorio ricco di storia e natura dove è possibile effettuare più passeggiate. La più lunga (in 6,8 chilometri e un dislivello altimetrico totale di cinquecento metri conduce ai ruderi di Badia Santa Trinita) la descriviamo alla fine di questo testo. Tale zona, posta nel Comune di Talla e sulle pendici sud del Pratomagno, fin dall’antichità era conosciuta come Faltona, anche se oggi con questo termine s’indentifica un preciso borgo in origine chiamato Castelvecchio. Un altro itinerario, che possiamo anche definire “Cammino dei Sapori” (alle pagine 13 e 23 della sequenza capiamo perché), è quello che da La Villa scende al Mulino di Faltona e al Torrente Bonano (tre chilometri, andata e ritorno, e duecento metri di dislivello altimetrico totale), un corso d’acqua stupendo un tempo attraversato da un ponte medievale a schiena d’asino crollato con l’alluvione del 1966. Il ponte era la testimonianza di un’importante via che passava da qui, testimonianza rafforzata dal fatto che, attraversato il torrente (oggi c’è una passarella), troviamo una strada con un evidente selciato. Questa sale al piccolo abitato di Serraglio da dove è possibile raggiungere luoghi di grande importanza storica: Pieve di Socana, Castel Focognano, il Castello di Civitella. Un terzo itinerario da Faltona (720 metri), in cinquecento metri scende ai resti del Ponte di Annibale (665 metri) sul Borro Ginesso, altra struttura medievale posta in uno stupendo ambiente naturale. Prendendo la strada forestale per Capraia, sempre da Faltona possiamo fare un altro percorso che in 2,6 chilometri ci permette di raggiungere la panoramica cima di Poggio Catarozzo dove si trova una grande croce di legno. I primi 1,8 chilometri di questo itinerario sono percorribili anche in auto.
Le notizie sulla storia antica del territorio di Faltona sono poche. Certamente la zona fu sotto il dominio del vescovado aretino fin dall’XI secolo (è del 1022 un documento che ricorda il vicino Castello di Focognano appartenente,
appunto, ai vescovi feudatari di Arezzo). Proprietari della quasi totalità di questo territorio furono gli Ubertini, ed altre famiglie a loro vicini. Con il dominio della Repubblica Fiorentina, seconda metà del XIV secolo, la zona di Faltona passò sotto l’amministrazione della podesteria che era stata istituita a Castel Focognano. Questa situazione rimase tale fino al 1808, anno in cui, con decreto napoleonico, fu istituito il Comune di Talla. I confini di allora sono ancora quelli attuali.
Per raggiungere il territorio di Faltona provenendo dal Casentino, seicento metri prima di Talla lasciamo la Strada Provinciale 59 per imboccare, a destra, la via comunale. La Villa è il primo abitato che incontriamo dopo 3,5 chilometri. Questo luogo ha costituito fino agli anni Settanta del Novecento l’importante centro agricolo di questa comunità. Le patate, le mele “Neste”, le castagne, e la relativa farina, per qualche secolo sono state i prodotti di punta dell’agricoltura in questa zona. Il toponimo La Villa forse ci racconta già qualcosa del luogo. La parte vecchia dell’abitato è a destra e più in alto rispetto alla strada comunale. Vi sono edifici che per grandezza ed altre caratteristiche hanno i connotati di palazzi appartenuti a famiglie benestanti, hanno anche cappelle private. Uno di questi presenta un elegante loggiato sulla facciata databile XVIII secolo. Era “la villa” del luogo. Anche la viabilità antica qui presente era importante, ne abbiamo parlato all’inizio di questa pagina.
Da La Villa in 1,6 chilometri si giunge a Castelvecchio, come già detto paese oggi conosciuto e indicato come Faltona. È l’abitato più grande della zona. Il nome (quello antico) e certi aspetti architettonici, in particolare quella che poteva essere una torre di guardia, ci fanno intuire che questo luogo fu fortificato. Le abitazioni sono ben tenute e camminare nei suoi vicoli è un piacere. Dietro la chiesa, in Via del Castello, vi è un piccolo edificio, di recente ristrutturazione, che non mostra niente di particolare, eppure è importante menzionarlo perché da sempre è chiamato in loco “Lo Spedale”. Chiara testimonianza che Castelvecchio era interessato da una viabilità importante e antica: viandanti, pellegrini, mercanti che passavano trovavano a Lo Spedale ristoro e un luogo per riposare. A Faltona merita una visita anche la chiesa dedicata ai Santi Lorentino e Pergentino che nasce sicuramente come
cappella del castello medievale. Le notizie storiche su questo sacro edificio sono poche, si sa che fino al 1757, anno in cui ebbe un proprio fonte battesimale, fu subordinato alla Pieve di Socana. Il collegamento tra questi due luoghi non poteva che essere l’antica strada di cui abbiamo già parlato, quella che attraversava il Torrente Bonano tramite il ponte crollato nel 1966. Fine XVIII secolo è il probabile periodo in cui la chiesa di Faltona fu ricostruita, ampliandola notevolmente per far fronte alla crescente popolazione. L’attuale edificio presenta un interno a tre navate divise da colonne che sorreggono archi a tutto sesto. Attorno al 1980 la chiesa fu sottoposta ad un sostanziale intervento strutturale e di restauro.
Da Faltona, continuando in auto la strada comunale, in un chilometro arriviamo a Castelnuovo, la frazione più in alto del Comune di Talla, 812 metri. Il toponimo è indicativo: questo luogo sorse in epoca successiva a Castelvecchio. Quanto dopo è difficile stabilirlo, non si conoscono documenti che ne parlino. A dispetto del nome, questo borgo non fu un castello. Potremmo azzardare il XVII secolo come periodo della sua nascita. Da qui abbiamo un ampio panorama che spazia dal Monte Falterona all’inconfondibile Monte della Verna, all’Alpe di Catenaia, alla zona di Arezzo (la città non si vede). Caratteristico è l’accesso al piccolo borgo. Passiamo sotto una tettoia che mostra ancora la tipica copertura a pietra (la troviamo anche in altri edifici). Pochi metri dopo quest’ingresso, a destra, c’è un grande palazzo che sulla cantonata mostra uno stemma in pietra con due leoni affrontati. La tradizione dice che qui vi sia stato un convento francescano. Ciò è molto probabile anche per la presenza di una piccola chiesa a fianco della tettoia, da sempre appartenuta al palazzo. Un monogramma di San Bernardino, con la data 1751, è posto sulla parete dell’edificio che fiancheggia la strada. Molto interessante è un’altra data, 1753, che si trova su una pietra dove è scolpito anche il giglio fiorentino e che fa da chiave di volta a un arco sopra un portale accanto ad un elegante edificio. In questo periodo la zona di Faltona era governata, per volere del Granducato di Toscana, dalla podesteria di Castel Focognano. La casa potrebbe aver ospitato un delegato del podestà che si occupava di questo territorio.
Pochi metri prima di Castelnuovo, a sinistra arrivando da Faltona, una strada forestale conduce verso il Pratomagno. È il percorso che dobbiamo seguire per andare a Badia Santa Trinita, da qui ci sono 5,7 chilometri. Consigliamo di percorrere in auto la prima parte di questa strada, con cautela perché in certi punti è un po’ dissestata. Dopo 2,6 chilometri troviamo un bivio a destra che conduce a Poggio Pratolino. Continuiamo sulla nostra strada, dopo duecento metri c’è uno spiazzo, a sinistra, dove possiamo lasciare l’auto, inizia da qui la nostra escursione. Dopo circa trecento metri giunge alla nostra destra una strada che s’immette sul nostro cammino. È il CAI 40 che da Castelnuovo sale sul crinale del monte, percorso mal praticabile perché in certi tratti è chiuso dalla vegetazione. Da questo punto, CAI 40 e strada forestale coincidono e segnano il confine tra i Comuni di Talla e Castel Focognano. Altri trecento metri giungiamo ad un bivio dove proseguiamo a destra, salendo sulla strada cementata. Terminata la salita (finisce anche il cemento) una breve discesa conduce ad un altro bivio, a sinistra, da dove un’altra strada forestale in 4,2 chilometri scende a Capraia. Fino a qui abbiamo percorso 1,2 chilometri. Altri quattrocento metri sul CAI 40 e, a sinistra, troviamo un’edicola religiosa realizzata per ricordare una leggenda relativa ad una Madonna con Bambino in terracotta policroma conservata nella Chiesa di Capraia, in origine appartenente a Santa Trinita. Quanto narra la leggenda è riportato a pagina 72 della sequenza. Ancora quattrocento metri e giungiamo in un tratto della strada che offre un ampio panorama verso il Casentino. In basso vediamo gli abitati di Carda e Calleta, l’orizzonte è segnato dal crinale dell’appennino tosco-romagnolo che spazia dal Monte Falterona a quello della Verna. Ancora duecento metri e ci troviamo su un’insellatura del crinale: siamo al Passo alla Forca, 1065 metri. A sinistra inizia il CAI 44, un sentiero ripido e stretto che in settecento metri scende ai ruderi di Santa Trinita. Dove il sentiero finisce la discesa, troviamo il percorso CAI 32 che, a sinistra, conduce a Capraia in 4,5 chilometri. Cinquanta metri più avanti ci sono i ruderi dell’antica abbazia. Giungendovi da dietro, il primo elemento
architettonico che colpisce la nostra attenzione è l’abside, quasi completamente ricostruito nel corso di un grosso intervento di recupero eseguito nel 1970. In pochi passi ci portiamo sulla parte anteriore dell’edificio, da qui ci rendiamo conto di due cose: della magnificenza che doveva avere quest’abbazia fondata attorno al 960 da due monaci tedeschi e, aimè, dello stato di abbandono e conseguente degrado in cui si trova. Il luogo, comunque, “incastonato” in un rigoglioso bosco, ha ancora un immenso fascino. Per maggiori informazioni su Badia Santa Trinita visita questo itinerario che arriva qui da Pontenano.
Osservati i ruderi dell’abbazia, utilizzando ancora il CAI 44, risaliamo al Passo alla Forca. Entrati nel CAI 40 consigliamo di non tornare subito verso Faltona, ma di andare a sinistra per 300 metri. Salendo di quota, da una curva a destra dove la strada forestale è cementata avremo un ampio panorama che, in mancanza di foschia, ci mostrerà la città di Arezzo e il territorio circostante. Torniamo indietro, un chilometro oltre Passo alla Forca arriviamo al bivio a destra che scende a Capraia. Lasciamo il CAI 40 per seguire questa strada forestale che lasciamo a sua volta dopo duecento metri per imboccare una pista forestale, a sinistra, chiusa da una sbarra. Entriamo in una zona detta Salcioni, il nuovo percorso ci fa attraversare boschi di vario tipo e radure. Dobbiamo trascurare una deviazione, a destra, che conduce al Poggio della Rocca. Ancora pochi minuti di cammino e saremo sul percorso fatto in precedenza, al bivio dove eravamo andati a destra, in salita, sulla strada cementata. Continuiamo sulla strada forestale, la nostra auto è a seicento metri da qui.