Con Guido Monaco all'Abbazia di Santa Trinita

itinerario da Pontenano all'abbazia benedettina di Santa Trinita e al Varco di Anciolina

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STRADE E LUOGHI STORICI SUL PRATOMAGNO 37

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"Cristo in Pietà", splendido polittico di Mariotto di Cristofano realizzato nel 1425/26 per Badia Santa Trinita, poi trasferito nella chiesa di Carda nel 1570.
Questo fondo oro quattrocentesco a un alto valore artistico, alcuni storici dell'arte lo hanno definito il capolavoro di questo pittore di Castel San Giovanni (San Giovanni Valdarno), cognato e forse primo maestro di Masaccio. L'opera, poi, è molto significativa nella storia di Badia Santa Trinita, capiamo perché.
Dal 1384, quando Arezzo si sottomette alla Repubblica Fiorentina, Santa Trinita si trova sempre più isolata, nel 1425 i suoi monaci chiedono l'annessione a Vallombrosa che, invece, da due secoli è andata estendendo il suo potere politico religioso sul Pratomagno da nord verso sud. I monaci vallombrosani tengono molto a questa nuova acquisizione e "c'investono" in vario modo. Tra le varie cose commissionano a Mariotto di Cristofano questo dipinto dove, oltre al Cristo in Pietà, sono raffigurati quattro santi. I due più centrali, da sinistra a destra, sono Nicola di Bari e Jacopo Maggiore. Quelle laterali sono San Giovanni Gualberto, a sinistra, e Bernardo degli Uberti (Firenze 1060 circa, Parma 1133). Rispettivamente il fondatore di Vallombrosa e un abate di Vallombrosa, poi Vescovo di Parma e Cardinale. Due figure che in quest'opera indicano il committente e magari sono anche da interpretare come un attestato di proprietà di Santa Trinita a Vallombrosa.
Cambiano le situazioni politiche e dalla seconda metà del Cinquecento, con il Granducato di Toscana, Santa Trinita perderà quel valore logistico che aveva avuto per sei secoli, così i vallombrosani non intendono più "investirci". Nel 1570 il polittico di Mariotto viene trasferito nella chiesa delle Sante Flora e Lucilla di Carda, due sante che vengono aggiunte nel dipinto (piccole, al centro, in basso). Un trasferimento che può essere interpretato come un ringraziamento anticipato del monaci vallombrosani ai cardesi che diverranno una sorta di "sacrestani" di Santa Trinita. Un legame tra Carda è l'abbazia che sarà molto forte e tutt'oggi presente. Il dipinto di Mariotto ha un doppio significato per Santa Trinita: l'inizio di una rinascita quando vi arriva, l'inizio di un declino quando viene trasferito. Un declino che culminerà nell'Ottocento con le confische napoleoniche quando alla proprietà vallombrosana si susseguono due famiglie e diviene comodissima cava di pietra già lavorata per la costruzione degli edifici adiacenti. Nel 1967 Badia Santa Trinita diviene un bene demaniale.

"Cristo in Pietà", splendid polyptych by Mariotto di Cristofano created in 1425/26 for Badia Santa Trinita, then transferred to the church of Carda in 1570.
This fifteenth-century gold background with a high artistic value, some art historians have defined it as the masterpiece of this painter from Castel San Giovanni (San Giovanni Valdarno), brother-in-law and perhaps first master of Masaccio. The work, then, is very significant in the history of Badia Santa Trinita, we understand why.
Since 1384, when Arezzo submitted to the Florentine Republic, Santa Trinita found itself increasingly isolated; in 1425 its monks asked for annexation to Vallombrosa which, however, for two centuries had been extending its religious political power over Pratomagno from the north towards south. The Vallombrosan monks care a lot about this new acquisition and "invest" in it in various ways. Among other things, they commissioned Mariotto di Cristofano to paint this painting where, in addition to Christ in Pietà, four saints are depicted. The two most central, from left to right, are Nicola di Bari and Jacopo Maggiore. The lateral ones are San Giovanni Gualberto, on the left, and Bernardo degli Uberti (Florence around 1060, Parma 1133). Respectively the founder of Vallombrosa and an abbot of Vallombrosa, later Bishop of Parma and Cardinal. Two figures which in this work indicate the client and perhaps can also be interpreted as a certificate of ownership of Santa Trinita a Vallombrosa.
Political situations changed and from the second half of the sixteenth century, with the Grand Duchy of Tuscany, Santa Trinita lost the logistical value it had had for six centuries, so the Vallombrosans no longer intended to "invest" in it. In 1570 Mariotto's polyptych was transferred to the church of Saints Flora and Lucilla of Carda, two saints who were added to the painting (small, in the centre, bottom). A transfer that can be interpreted as an advance thanks from the Vallombrosan monks to the Cardesi who will become a sort of "sacristans" of Santa Trinita. A link between Carda is the abbey which will be very strong and still present today. Mariotto's painting has a double meaning for Santa Trinita: the beginning of a rebirth when it arrives there, the beginning of a decline when it is transferred. A decline that culminated in the nineteenth century with the Napoleonic confiscations when two families followed the Vallombrosan property and it became a very convenient stone quarry already worked for the construction of the adjacent buildings. In 1967 Badia Santa Trinita became a state property.

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