Da un antico castello all’erboso crinale

itinerario sul Pratomagno valdarnese: da Trappola alla Bottigliana e alla Pozza Nera

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  • Trappola e Pratomagno
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  • Chiesa di San Jacopo a Trappola
  • Trappola
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  • Maestà delle Forche, Trappola
  • Mappa Trappola Pratomagno
  • Partenza e arrivo dell’itinerario
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  • Grotta del Pastore
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  • Passo sul Pratomagno
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  • CAI 36 sul Pratomagno
  • CAI 36 sul Pratomagno
  • CAI 36 e Casetta Teoni
  • Casetta Teoni
  • Bivacco Casetta Teoni
  • Il CAI 36 a Casetta Teoni
  • Da Casetta Teoni al crinale
  • Strada forestale verso il crinale
  • Si entra nel CAI 38
  • CAI 38
  • CAI 38
  • CAI 38
  • Incrocio sul crinale
  • CAI 00
  • Bivio sul CAI 00
  • Cavalli in Pratomagno
  • Cima Bottigliana
  • Cima Bottigliana
  • CAI 00, CAI 22, CAI 36
  • Verso Poggio del Lupo
  • Poggio del Lupo
  • Crinale del Pratomagno
  • CAI 31 del Pratomagno
  • Poggio Masserecci
  • CAI 23 e Pozza Nera
  • Viole del Pratomagno
  • Pozza Nera, Pratomagno
  • Poggio Masserecci e CAI 23
  • CAI 23
  • CAI 23
  • Panorama sul Valdarno
  • CAI 23
  • I Piani
  • CAI 23 presso I Piani
  • Bosco Magico, Trappola
  • Bosco Magico, Pratomagno
  • CAI 23
  • CAI 23
  • CAI 23
  • Castagni sul CAI 23
  • CAI 23
  • Borro di Contea
  • Borro di Contea
  • Le Tre Fonti
  • Abeti di Bettino Ricasoli
  • CAI 23 Tre Fonti Trappola
  • CAI 23

Dal borgo di Trappola, in origine castello medievale, al crinale del Pratomagno

Mappa dell’itinerario Con il percorso ad anello che descriviamo in questa sezione web conosceremo prima di tutto lo splendido borgo di Trappola, luogo di partenza e arrivo di questo itinerario di circa undici chilometri. Lunghezza che può aumentare di tre chilometri se vorremo attraversare uno splendido bosco dove troveremo il bivacco Casetta del Teoni, inoltre percorreremo l’intera cima Bottigliana. Nel primo caso il dislivello altimetrico totale è di circa 1500 metri, con il percorso più lungo il dislivello sale a 1750 metri. L’itinerario è da considerarsi di medio impegno fisico.
Trappola è una frazione montana del Comune di Loro Ciuffenna a 850 metri di quota. Dal capoluogo si raggiunge in auto in circa otto chilometri seguendo le indicazioni FRAZIONO MONTANE. Sempre in auto si può raggiungere Trappola da sopra, attraverso tre chilometri di strada che collegano il borgo alla via panoramica del Pratomagno sul Valdarno. La foto a destra, scattata da quest’ultima strada, ci mostra la forma e la dimensione di Trappola, ma, ancora più interessante, mostra la sua collocazione geografica. È posta su un grande sperone roccioso che fuoriesce dalle scoscese pendici valdarnesi del Pratomagno. Questa posizione consente un’ampia vista sulla sottostante valle e bel oltre. Inoltre, fin dall’antichità, a questa zona saliva dal fondovalle (in particolare dalla Pieve di Gropina, chiesa di origine altomedievale) una strada che a Trappola si sdoppiava e con i due rami raggiungeva il crinale della montagna in due luoghi oggi rappresentati da Cima Bottigliana e, più a nord, da Pozza Nera, accanto a Poggio Masserecci. Queste due antiche strade sono oggi i percorsi CAI 22 e CAI 23. È su questi sentieri e sul tratto di crinale che li collega che si snoda l’itinerario che ci apprestiamo a percorrere.
La storia di Trappola è legata ad una leggenda che narra che al tempo di Federico Barbarossa (seconda metà del XII secolo) alcuni nobili tedeschi e romani dopo essersi persi in questa zona della montagna, poi ritrovati da pastori, ritennero il luogo particolarmente adatto per costruirci una loro residenza fortificata. Attenendoci invece alla storia, il primo documento conosciuto che parla del Castello di Trappola è del 1191 e lo cita come luogo di controllo e difensivo dei territori appartenenti alla nobile e potente casata dei Guidi, noti come i Signori dell’alto Casentino. In un vicolo posto dietro la chiesa si può notare un muro che è parte integrante di un’abitazione, ma dalla forma e dal pietrame ben diverso dagli altri. Vi è posta una piccola targa dove è riportato che quello è ciò che resta di una torre di guardia alta diciotto metri. In un vicolo sottostante la chiesa possiamo vedere una serie di grossi scogli a mo’ di parete. Tali massi furono una parte delle mura di cinta del castello che nella prima metà del XIV secolo fu molto conteso cambiando vari proprietari nell’arco di pochi anni. Dalla famiglia dei Pazzi, a cui i Guidi l’avevano ceduto, passò agli Ubertini di Soffena. Nel 1329 fu acquistato dalla potentissima famiglia Ricasoli che con Bindaccio intraprese sua sorta di sfida con la Repubblica Fiorentina per il dominio del Valdarno. TrappolaDopo la morte di Bindaccio la Signoria di Firenze confiscò questo castello e il territorio circostante. Nel 1564, però, Cosimo I, in riconoscenza d’importanti servigli prestati da alcuni membri dei Ricasoli durante la guerra contro Siena, restituì alla potente casata questa zona del Pratomagno che ne ripresero possesso con il titolo di Baroni. Negli anni successivi assistiamo alla nascita di quel borgo che oggi possiamo visitare. I suoi abitanti erano boscaioli, pastori, carbonai che lavoravano per i Ricasoli.
Oggi il paese di Trappola si presenta molto ordinato, con borghi lastricati e abitazioni curate. Nella buona stagione diventa un vero giardino per i tantissimi fiori che colorano vicoli, borghi e giardini privati. Questo nonostante il luogo conti solo una decina di abitanti stabili. Nella bella stagione, però, Trappola si riempie, di persone e di belle iniziative. La deliziosa chiesa è dedicata a San Jacopo. Il suo stile originario era romanico, oggi completamente perso a causa dei molti rifacimenti.
Trecento metri oltre la fine del paese, in direzione Pratomagno, si trova la Maestà delle Forche. A destra e a sinistra di questo edificio religioso troviamo i percorsi CAI 22 e CAI 23, quindi è il punto di partenza e arrivo della nostra escursione. Non è casuale la posizione di questa maestà. I due percorsi CAI erano un tempo due strade percorse quotidianamente da tantissimi uomini per andare a lavorare nel bosco, un lavoro molto faticoso e spesso pericoloso. Era usanza iniziare e finire con una preghiera queste dure giornate. L’edificio poteva anche rappresentare un riparo in caso di maltempo.
Iniziamo la nostra camminata sul CAI 22 che possiamo imboccare passando sia a destra che a sinistra della maestà. Ci troviamo a 870 metri di quota, ci aspettano circa 3,5 chilometri per raggiungere i 1450 metri di Cima Bottigliana. Il percorso inizia subito a salire e fin dai primi metri presenta un evidente selciato, l’asfalto di un tempo. Si tratta, infatti, di una mulattiera e queste strade dovevano essere percorse a piedi e con animali da lavoro come cavalli, asini e muli in tutte le stagioni e anche con terreno fangoso. Dopo qualche centinaio di metri troviamo un sentiero a sinistra che conduce a Le Tre Fonti, lungo il CAI 23. Da questo luogo ci passeremo al ritorno, ora andiamo a destra continuando a salire.
Dal bivio in poco più di cinquecento metri giungiamo ad un altro piccolo edificio chiamato Maestà dell’Orma del Lupo, siamo a 1075 metri. Il luogo è accompagnato da una leggenda che ne spiega il nome. Si narra che San Francesco in cammino dal Valdarno, o da Firenze, verso La Verna stesse utilizzando la mulattiera, oggi CAI 22, per salire sul Pratomagno. In questo punto incontrò un branco di lupi affamati. Uno dei quei feroci animali, il più grande, s’interpose tra Francesco e gli altri lupi che ricacciò nel bosco con un impressionante ringhio. Perché quel fatto miracoloso fosse ricordato, la roccia divenne morbida come burro così che il grosso lupo vi lasciò un’impronta. Maestà Orma del Lupo Su quell’orma fu costruito un capanno di pietra che per tantissimi anni ha ospitato coloro che si trovavano a lavorare in questi boschi. Il fatto appena narrato è chiaramente una leggenda, ma attenzione, certe tradizioni non nascono mai dal niente. È probabile che un tempo il CAI 22 sia stato un percorso non di San Francesco, ma dei suoi successivi seguaci nei loro spostamenti dalla Verna al Valdarno. La Maestà dell’Orma del Lupo è posta su una radura rocciosa e da qui abbiamo un ampio panorama, in modo particolare verso il massiccio del Pratomagno dove distinguiamo la sua grande celebre croce.
Fino a qui, lungo il chilometro appena percorso sul CAI 22, abbiamo incontrato un bosco misto, oltre la Maestà Orma del Lupo la presenza del faggio si fa sempre maggiore. In un altro chilometro raggiungiamo la Strada Panoramica del Pratomagno, siamo giunti a 1230 metri di altitudine. La zona dove il sentiero 22 e la via carrabile s’incrociano è detto Diaccio alla Vacche (con il termine diaccio s’indicavano luoghi dotati di un recinto leggero adibiti a soste momentanee degli animali durante i loro spostamenti. In Maremma erano detti anche “diaccia”, si usavano nella transumanza delle pecore). Oltre la strada panoramica il CAI 22 sale in modo ripido per un centinaio di metri, poi ripresenta una salita più modesta e anche una breve discesa in un bosco che è divenuto ancora più bello e maestoso, ora costituito quasi interamente da faggi.
Dopo meno di un chilometro giungiamo a un edificio: la Casetta Bottigliana. Ridotta a rudere, è stata completamente ricostruita nel 2021 e 2022 ed il suo nome è divenuto Bivacco Bottigliana, una struttura molto ospitale dotata di un bel tavolo e anche servizi. Intorno vi è un’area attrezzata, quindi può essere un luogo ideale per una comoda colazione o pranzo al sacco. L’edificio, come altri in questa montagna, fu costruito nella seconda metà dell’ottocento per ospitare boscaioli e carbonai, e anche pastori visto che siamo ormai a duecento metri dagli ampi prati del crinale del Pratomagno che per secoli hanno rappresentato un grandissimo pascolo. Anzi, è lecito supporre che in un passato non troppo lontano i prati arrivassero all’edificio. Poi, con l’abbandono della pastorizia e la conseguente cessazione della cura del pascolo, la vegetazione è avanzata indisturbata. A cinquanta metri dall’edificio, nel bosco, si trova in grande masso chiamato da qualcuno la “Grotta del pastore”. Consigliamo di andare a vederlo, per la sua forma, la conformazione geologica, l’iscrizione scalpellala che vi è sotto. Queste particolarità e come vi si arriva sono mostrate da pagina 24 a 27 della sequenza a cui si accede con le icone.
Proseguendo sul CAI 22 dal Bivacco Bottigliana, in duecento metri arriviamo al confine tra bosco e prati, questi ormai coperti anche da tanti arbusti. Siamo a 1395 metri e qui troviamo un bivio. Il CAI 22 si dirige a sinistra, salendo. A destra, invece, prosegue una pista forestale quasi pianeggiante. A questo punto, con l’aiuto della mappa, possiamo scegliere fra tre percorsi. Cima Bottigliana Il più breve è proseguire sul sentiero 22 che in circa quattrocento metri ci porta sul CAI 00 di crinale che imboccheremo verso nord lasciandoci Cima Bottigliana alle spalle. Altrimenti possiamo prendere la pista forestale che sempre in trecento metri ci conduce ancora sullo 00, ma nella parte sud di Cima Bottigliana che poi dovremo percorrere. In questo modo allungheremo di cinquecento metri il percorso e aumenteremo di una trentina di metri il dislivello attivo, ma avremo il piacere di camminare su uno dei più bei colli del Pratomagno e godere degli ampi panorami che offre. Noi descriviamo il terzo percorso, il più lungo (circa tre chilometri), ma anche il più bello e interessante.
Al bivio proseguiamo su CAI 22 che, come detto, in trecento metri ci conduce sul crinale della montagna, a 1438 metri di quota, nella conca tra Cima Bottigliana e Poggio del Lupo. Questo punto, anche se non indicato come tale nelle mappe, può essere considerato un vero e proprio passo perché fatti una cinquantina di metri sullo 00 verso nord troviamo a destra un percorso (CAI 36) che entra nel bosco e dopo pochi metri inizia a scendere in un bosco costituito da abeti e faggi. In circa un chilometro ci conduce in un ampio pianoro con maestose piante dove troviamo il bivacco Casetta del Teoni, 1340 metri. Anche quest’edificio fu costruito nella seconda metà dell’Ottocento ad uso delle persone che lavoravano in questa zona della montagna. Il CAI 36 continua per scendere a Carda, frazione montana del Comune di Castel Focognano. Occorre circa un’ora e mezzo di buon passo per arrivarci. CAI 22 e 36, quindi, sono due parti di un unico percorso che univa Trappola e Carda, ma se vogliamo anche Valdarno e Casentino, attraverso un valico sul crinale del Pratomagno. Per secoli tra i due paesi vi è stato una sorta di gemellaggio, trappolini e cardesi s’incontravano nella zona di Casetta Teoni, lavoravano insieme, vi erano scambi commerciali (generalmente beni alimentari), vi sono stati matrimoni tra giovani di Carda e Trappola. Da Casetta Teoni continuiamo sul CAI 36 che passa davanti all’edificio e dopo cinquanta metri volta a sinistra. Dopo cento metri, ad un incrocio gira ancora a sinistra, ma noi proseguiamo a destra su una strada forestale pianeggiante che dopo trecento metri ci porta ad un cancello su un recinto. Oltrepassatolo ci immettiamo sul CAI 38, un altro percorso che proviene da Carda e va a finire sul crinale del Pratomagno verso il quale ci dirigiamo e raggiungiamo in circa seicento metri di leggeri saliscendi attraversando una bellissima faggeta. Andremo a immetterci su CAI 00 di crinale, a 1330 metri di quota, sulla conca tra il Colle della Spada nella Roccia e Cima Bottigliana verso la quale inizieremo a salire. Da questa altura che raggiunge i 1454 metri di altezza godremo ampi panorami e dopo circa un chilometro ci troveremo nuovamente all’incrocio tra il CAI 00 e il CAI 22. Pozza Nera e Poggio Masserecci Continuiamo sul percorso di crinale che ci presenta subito la salita più irta dell’intero itinerario, fortunatamente breve: quella che ci fa salire ai 1488 metri di Poggio del Lupo. Da qui il CAI 00 prosegue per poco più di un chilometro senza grosse variazioni altimetriche, fino alla conca che precede Poggio Masserecci dove, a destra, inizia a scendere uno storico percorso oggi ricalcato dal CAI 31. La strada, tenendosi sul crinale di una sorta di contrafforte del Pratomagno scende prima a Castel Focognano, primo castello documentato del vescovado aretino in terra casentinese, 1022, e poi prosegue per Pieve di Socana, sito etrusco che vide la sua prima chiesa cristiana in epoca altomedievale.
Il CAI 00 passa a fianco di Poggio Masserecci, ma noi consigliamo di salire sul questo colle (ultima ascesa di questo itinerario). Il piccolo sforzo sarà ripagato dal bellissimo panorama che offre dai suoi 1548 metri. Inoltre da quassù sarà molto più bello arrivare alla Pozza Nera che si trova nell’ampia conca dopo Poggio Masserecci. Si tratta di un piccolo stagno (una decina di metri di diametro) sicuramente artificiale creato su una sorgente non si sa in quale epoca. Da diversi anni, ormai, vi troviamo acqua solo nelle stagioni piovose. Serviva per abbeverare gli animali che pascolavano su quest’ampio prato e anche quelli che passavano da qui. Infatti, anche se non segnalato nelle mappe, ci troviamo su un altro importante “varco” del Pratomagno. Da questa conca scende da secoli una strada verso il fondovalle casentinese (oggi CAI 30) che passando per Raggiolo raggiungeva poi Bibbiena. Sul versante opposto, quello valdarnese, scende una strada (oggi CAI 23) che passando per Trappola raggiunge Loro Ciuffenna. È il percorso che ci accingiamo a fare per ritornare al punto di partenza della nostra escursione. Da qui alla Maestà delle Forche ci sono circa 5,5 chilometri.
Da qualche anno il CAI 23 è stato chiamato Via della Transumanza, quindi lungo il cammino troveremo anche questa indicazione oltre ai noti segni bianchi rossi del CAI. Il percorso ha una conformazione molto simile al CAI 22, è un paio di chilometri più lungo, è un po’ più tortuoso e presenta un centinaio di metri in più di dislivello. Per quasi quattro chilometri, fino alle Tre Fonti, è in costante discesa, anche ripida. Affrontiamolo con cautela, specialmente se abbiamo problemi alle articolazioni. Il sentiero inizia all’altezza della Pozza Nera, a sinistra di questa guardando la grande croce. In un paio di chilometri scende alla Strada Panoramica del Pratomagno che attraversa in un punto chiamato “I Piani”, siamo a 1250 metri di altezza. Oltrepassata la via carrabile, il sentiero 23 continua a scendere per i primi metri alla destra e a fianco di una strada bianca carrabile chiusa da una sbarra. Dopo duecento metri vedremo alla nostra sinistra un bellissimo castagneto recintato. È un’area oggi chiamata “Bosco Magico”. Vi sono svolte attività didattiche e di svago per bambini. Nei mesi di aprile e maggio è molto frequentato dalle scolaresche. Si raggiunge tramite la strada bianca vista poco prima. Percorso CAI 23 e Borro di Contea Oltre il Bosco Magico, il CAI 23, o Via della Transumanza, diviene stretto, tortuoso e scorre dentro un bosco misto. Stiamo scendendo verso un torrente e cominciamo a sentire il rumore dell’acqua. Facciamo attenzione, stiamo percorrendo il tratto più insidioso dell’itinerario. Il sentiero è stretto, ripido, tortuoso e camminiamo per buona parte sulla roccia che, se umida, può essere molto scivolosa. In prossimità del corso d’acqua cominciamo a vedere belle cascate e innumerevoli giochi d’acqua. Non distraiamoci più di tanto e continuiamo a fare attenzione a dove appoggiamo i piedi. Raggiunto il torrente possiamo attraversarlo con una passerella. Oltre questo il CAI 23 da stretto e scosceso sentiero diviene una comoda strada che dopo qualche decina di metri in salita diviene quasi pianeggiante. Siamo ormai a 1,8 chilometri dalla Maestà delle Forche, nel luogo chiamato Tre Fonti, meta di una comoda passeggiata da Trappola. In diversi punti la strada scorre accanto a una parete di spettacolari rocce. Dalla parte opposta incontriamo un maestoso bosco di abeti bianchi. Questi alberi furono fatti piantare attorno al 1845 da Barone Bettino Ricasoli.
Dalle Tre Fonti con una mezz’ora di passeggiata che possiamo definire defaticante, ritorniamo alla Maestà delle Forche dove termina la nostra escursione che ci ha fatto conoscere aspetti storici, naturalistici, leggendari del Pratomagno e grandi panorami.

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