LA FORTEZZA MEDICEA DI AREZZO E IL PRATO

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Fortezza di Arezzo

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35 immagini accuratamente descritte del Prato di Arezzo e della Fortezza Medicea. Clicca per ingrandire

  • Il Duomo di Arezzo visto dal Prato
  • Il Prato: antiche colonne di granito
  • Il Passeggio del Prato
  • Il Prato, Arezzo
  • Campana del 1359
  • San Donato
  • Il Prato, Arezzo
  • Alessandro Lazzerini, monumento a Petrarca
  • Il Prato e il monumento a Petrarca
  • Viali del Prato
  • Natura del Prato
  • Ingresso alla fortezza medicea
  • Ingresso alla fortezza medicea
  • Interno delle mura
  • Interno della fortezza
  • Fortezza di Arezzo, porta interna
  • Fortezza di Arezzo, l’interno
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  • Fortezza di Arezzo, l’interno
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  • Fortezza di Arezzo, le mura
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  • Fortezza di Arezzo, bastioni est
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  • Fortezza di Arezzo, l’interno
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  • Fortezza di Arezzo, mostre d’arte
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  • Fortezza di Arezzo, mostre d’arte
  • Fortezza di Arezzo, mostre d’arte
  • Strade per arrivare al Prato
  • Vicolo dell’Arco: strade per il Prato
  • Vicolo del Cancello: strade per il Prato

Il Prato e la Fortezza Medicea di Arezzo

Il Prato di Arezzo e il monumento a Petrarca Fino al XVIII secolo l’apice del piccolo colle sulle cui pendici sud è posta la parte più vecchia di Arezzo aveva una conformazione ben diversa dall’attuale. La sommità di quest’altura era divisa in due piccole cime: una era il colle di San Pietro dove si trovava, e si trova, la cattedrale aretina. L’altra, qualche metro più in alto, era il colle di San Donato. Quest’ultima, fin dalle origini della città, ha sempre avuto una notevole importanza strategica perché permetteva di avere una vista a 360 gradi sul territorio circostante. Scavi åarcheologici recenti qui effettuati hanno riportato alla luce resti di costruzioni romane.
I longobardi furono certamente i primi a realizzarvi una rocca a difesa di Arezzo, poi, nell’XI secolo, con i vescovi feudatari della città, ne fu costruita un’altra più consistente. I colli di San Pietro e San Donato erano divisi da un’insellatura nel terreno, una sorta di divisione tra potere militare e quello religioso. Questa era anche un luogo di grande importanza storica architettonica. Qui si trovava il foro etrusco romano con edifici, colonne, portici, statue. Con un enorme lavoro che si protrasse dalla seconda metà del Seicento ai primi anni dell’Ottocento, si riempì l’insellatura così da poter costituire un’area pianeggiante dove realizzare un grande giardino di forma ellittica che fu inaugurato nel 1809 con il nome Il Prato. Lo scopo era di dare ad Arezzo un bel luogo di passeggio, d’incontro, nonché uno spazio per fiere e altre manifestazioni. Nel 1928, al centro del parco, fu posto il grande monumento dedicato a Francesco Petrarca. Il Prato inizia a pochi metri dall’abside e dal campanile del duomo. A fianco di questa chiesa e lungo un vialetto che conduce al Prato dalla parte alta delle scale mobili si trova “Piazzetta dietro il Duomo”. Qui è esposta una grande campana datata 1359. Questa fino al 1539 appartenne al Palazzo Comunale, demolito in quell’anno dai fiorentini nell’ambito dei lavori che dovevano dare ad Arezzo uno stile più rinascimentale. La campana fu donata alla cattedrale. Dietro al monumento a Petrarca, un vialetto alberato conduce in un centinaio di metri alla fortezza di cui già fatto cenno. La storia più importante e ben documentata di questa struttura difensiva inizia nell’ultimo decennio del XII secolo in concomitanza alla costruzione della seconda cinta muraria di Arezzo atta all’irrobustimento di questo elemento difensivo. Nell’ambito di questi lavori anche la fortezza fu irrobustita.
Il Prato, Arezzo Negli anni Venti del XIV secolo, l’ambizioso Vescovo Guido Tarlati, signore della città dal 1321, con il progetto di far riemergere Arezzo dopo la batosta subita dai fiorentini nella Battaglia di Campaldino del 1289, mise mano alla ricostruzione di robuste mura che furono anche ampliate come perimetro. La fortezza si allineò a questo progetto. La situazione per questa struttura difensiva rimase tale fino al 1502 quando Firenze, che aveva il pieno dominio sulla città ormai da quasi centoventi anni, iniziò una nuova ricostruzione della fortezza su progetto dei fratelli Giuliano e Antonio da Sangallo il Vecchio. Questa s’ingrandì notevolmente, divenne più alta ed ebbe una pianta pentagonale con un bastione per ogni angolo. I lavori durarono per qualche decennio. S’interruppero nel 1530 e ripresero otto anni dopo per preciso volere di Cosimo I De’ Medici.
Le robuste mura ebbero una sorta d’intercapedine formata da ampi corridoi e vani oggi in parte visitabili e sede di mostre d’arte. Fu realizzata una struttura militare tra le più inattaccabili della Toscana. Con essa i Medici non intesero soltanto difendere Arezzo, ma anche il territorio toscano dal vicino Stato Pontificio. I lavori furono dichiarati conclusi solo nel 1560, in concomitanza con la realizzazione di una nuova cinta muraria sempre voluta dal Granduca Cosimo I. Per la realizzazione di questa si adottò una filosofia opposta a quella di Guido Tarlati. Infatti, si ridusse sensibilmente il suo perimetro affinché fosse meglio difendibile. Fu inoltre dotata di baluardi e bastioni sporgenti all’esterno rispetto al muro e in vista tra di loro. Questi erano atti a ospitare molti soldati e anche nuove armi pesanti come i cannoni.
Per due secoli e mezzo la fortezza di Arezzo fu un fiore all’occhiello per la città e non solo. Alla fine del XVIII secolo fu in parte smembrata dall’attacco che le truppe francesi portarono ad Arezzo. La situazione politica nella penisola italica era molto cambiata rispetto a tre secoli prima e Firenze non ritenne necessario investire per la sua ricostruzione, così la struttura andò verso un inevitabile degrado. Con l’Unità d’Italia, poi, la fortezza di Arezzo perse ogni significato militare. Una lapide posta sopra la sua porta d’ingresso ricorda in breve la sua storia e che nel 1868 fu acquistata da Enrico Falciai Fossombroni allo scopo di toglierla dall’oblio. Questi, che divenne senatore del Regno d’Italia nel 1886, era figlio adottivo del più noto Vittorio Fossombroni, colui che su incarico del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena progettò ed eseguì la grande opera per la bonifica della Valdichiana. Enrico donò poi la fortezza al Comune di Arezzo affinché fosse destinata a pubblica utilità.
La Fortezza Medicea, Arezzo Nel 1997 è iniziato un grande intervento di restauro che si è protratto per diversi anni. Oggi la Fortezza Medicea è visitabile. Oltre al fascino della sua architettura militare, ci offre una gran bella vista sulla città e su molto territorio circostante. Inoltre è possibile, in parte, girargli intorno. Da viale Guido Tarlati, una stradetta che fiancheggia inizialmente l’acquedotto vasariano e poi il cimitero comunale ci porta proprio sotto le possenti mura della struttura.
All’inizio di questo testo abbiamo citato due accessi al Prato: quello generalmente utilizzato a qualche metro dall’abside del duomo e la via che inizia lungo le scale mobili, prima dell’ultima rampa. Vi sono poi altre due piacevoli strade che vi conducono. Una è accanto a Porta Stufi, quella delle scale mobili. Una strada in salita che fiancheggia le mura di Arezzo permette di raggiungere il Prato nella sua zona nord che offre una bella vista verso il Casentino. L’altra inizia da Piazza Grande. Sotto le Logge Vasari vi è Vicolo dell’Arco, una scalinata che ci fa oltrepassare il palazzo. Dopo aver girato intorno a un edificio, un’altra breve rampa di scale, Vicolo del Cancello, ci porta a pochi metri dal parco.



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