Carda
in Casentino, una bella valle Toscana che puoi conoscere in ogni suo dettaglio con questo sito

Testi e foto di Alessandro Ferrini ©
40 immagini in sequenza di Carda accuratamente descritte. Clicca per ingrandire
Carda, un borgo montano dalla storia importante, ma poco conosciuta
Carda è una frazione montana del Comune di Castel Focognano posta sulle pendici sud del Pratomagno, a 710 metri di quota. Per raggiungere questo borgo a Rassina andiamo verso Talla seguendo la Strada Provinciale 59. Dopo cinquecento metri, all’altezza di Pieve a Socana, dobbiamo voltare a destra. Da qui a ci sono dodici chilometri di strada un po’ stretta, ma asfaltata. Dopo quattro chilometri troviamo Castel Focognano, luogo documentato già nel 1022 e probabilmente il primo castello edificato dai vescovi feudatari di Arezzo per il controllo dei loro territori in Casentino. Castel Focognano, che dà il nome al comune che stiamo visitando (la sede comunale si trova a Rassina) merita senza dubbio una breve visita.
Poco prima di Carda troviamo un bivio dove dobbiamo andare a sinistra. Andando a destra, invece, raggiungeremo l’abitato di Calleta (toponimo probabilmente legato alla transumanza). Da qui prosegue una strada forestale che ci fa salire fin quasi al crinale del Pratomagno, zona Cima Bottigliana, 1454 metri.
Vista da lontano Carda ci sembrerà abbarbicata alle pendici del monte, in realtà quando saremo sul posto ci accorgeremo che è posta su una sorta di piccolo colle. Luogo ideale anche per un castello e infatti si pensa che l’origine di Carda sia stata questa, ma non sono mai state trovate tracce di fortificazioni. Sulla cima del colle si trova la chiesa dedicata alle Sante Flora e Lucilla. Questa intitolazione è importante perché ricorda che il luogo dal secolo XI al XIII fu un possedimento della Badia di Arezzo la cui chiesa era, ed è, dedicata a queste due sorelle martiri nel 260 circa. Nella seconda metà del XIII secolo Carda figura proprietà della nobile e potente famiglia aretina degli Ubertini alla quale apparteneva Guglielmino, il noto vescovo condottiero. Per il Vescovado di Arezzo il luogo era un avamposto verso il territorio dei Conti Guidi che si trovava proprio al di là del poggio, l’attuale valle del Teggina. Quando nel VI decennio del Trecento la
Repubblica Fiorentina acquisisce il dominio su questa valle (che diverrà Valle Fiorentina) e sul Castello di Raggiolo, per gli aretini ha poco senso rimanere in questo luogo ed aspettare di essere cacciati dai fiorentini, così lasciano Carda non prima di averla donata ai monaci della vicina Badia di Santa Trinita. Inizia un legame tra l’abbazia e Carda che continuerà anche quando quest’ultima figurerà nei domini fiorentini (1380 circa) e si rafforzerà dopo il 1425 quando Santa Trinita entrerà sotto la giurisdizione dei monaci di Vallombrosa, già da molto tempo legati a Firenze.
Dare una datazione all’origine di Carda non è cosa facile, la documentazione è scarsa o nulla. Certamente la vicinanza a due paesi come Raggiolo e Quota dove i longobardi ebbero loro insediamenti, può far pensare la stessa cosa per Carda. A rafforzare questa ipotesi è il ritrovamento nel paese di una pietra (parte di un ciborio), oggi esposta nella chiesa, su cui sono scolpiti, in stile longobardo, due pavoni che si abbeverano sotto una croce (simbolo dell’immortalità). Questa pietra con l’interessante scalpellatura può essere datata IX/X secolo (si parla di stile longobardo, non di epoca longobarda). È difficile che la pietra sia stata portata qui da altro luogo, è più logico supporre essere appartenuta ad una chiesa già presente in quel periodo. Ma uno stile longobardo presente nella cultura locale induce necessariamente a pensare a un precedente insediamento di questo popolo barbarico che era sempre ben propenso a edificare centri di controllo del territorio e relative torri su ogni punto che riteneva strategico.
Relativamente alla sua dimensione e al piccolo borgo dove si trova, la Chiesa di Carda può essere definita un luogo d’arte. Insieme ad opere seicentesche di non particolare valore artistico commissionate dai parroci di quel momento, nella chiesa sono conservate una tavola quattrocentesca e una Madonna di stile robbiano di assoluto pregio. Due opere che non appartenevano a Carda e che il piccolo borgo si ritrovò,
possiamo dire casualmente, nell’arco di un breve tempo, sedici anni. La prima ad arrivare (agosto 1554) fu la Vergine con Bambino in terracotta invetriata oggi attribuita a Santi Buglioni (1520 circa). La portarono quattro uomini di Carda dalla Valdichiana dove erano stati a combattere a fianco delle truppe fiorentine nella famosa battaglia di Scannagallo contro Siena. Nel 1570 giunse, invece, da Badia Santa Trinita il polittico di Mariotto di Cristofano (1425/26). Entrambe queste opere sono descritte e ne è narrata la storia nelle pagine 20 e 23 della sequenza.
Da sempre e fino a pochi decenni fa la popolazione di questo paese ha tratto sostentamento dal taglio del bosco, dalle castagne, dalla pastorizia, da un’agricoltura povera. Oggi le persone qui residenti in modo stanziale sono un centinaio, poche ma al tempo stesso tante in confronto ad altri borghi posti sulle pendici del Pratomagno. In estate Carda si affolla, non tanto di turisti, ma di persone che ritornano nella casa dei genitori o dei nonni. Gente amante del luogo, per questo il borgo si presenta molto ordinato. I vicoli sono ben lastricati e le case sono accuratamente ristrutturate, motivo per cui è un vero piacere camminare all’interno del piccolo paese. Così come è piacevole recarsi al torrente Bonano tramite una breve passeggiata. Per gli amanti del trekking, da Carda partono due percorsi (CAI 36 e 38) che portano sui monti circostanti.